Fase 2, accorato appello del prete simbolo di Bergamo ai giovani

Con l’inizio della cosiddetta Fase 2 sono riprese anche le funzioni funebri, seppur con i limiti imposti dal Dpcm in vigore dal 4 maggio. Gli edifici religiosi hanno potuto così aprire le porte ai fedeli dopo due mesi per consentire loro di poter rivolgere un ultimo saluto ai loro cari, anche nelle zone più colpite dall’emergenza coronavirus. Grande commozione in tal senso c’è stata a Seriate, nella parrocchia che ha ospitato le ormai tristemente famose bare dei tanti defunti della città di Bergamo.

Una realtà pesantemente segnata

Uno dei parroci di Seriate, don Mario, ha raccontato così la decisione di permettere ai parenti più stretti di poter partecipare al funerale dei loro familiari defunti, in attesa che si possa tornare a celebrare le altre funzioni religiose: “Celebrare oggi è significativo: certo, è un momento triste, non è un battesimo, né la messa domenicale in cui ci si ritrova assieme, ma è bello poter tornare ad essere vicino alla mia gente, nella speranza che tutto questo passi e che possiamo tutti riprendere il nostro cammino”.

“Chi non crede ai morti per coronavirus non sa quello che dice – ha ammonito il parroco -. Credo che la nostra comunità sia tra le più segnate, sia dal punto di vista dei defunti, avendo perso 170 persone in poco più di un mese e mezzo, un numero che di solito si registra nel corso di un anno. Una cosa del genere è terribile. In più abbiamo dato ospitalità a 270 defunti di altre città che attendevano una degna sepoltura. Noi parliamo di numeri ma si tratta di vite, persone, famiglie spezzate. Ci è stato chiesto di rimanere fermi in mezzo alla tempesta. La speranza? Resta fondamentale, io ne ho tanta e non perché sia fuori dalla realtà. Siamo stati al centro del ciclone“.

L’appello ai giovani di don Mario

Dopo le polemiche in tutto il Paese sugli assembramenti dopo il 4 maggio (emblematico il caso di Milano), don Mario ha voluto rivolgere un appello, soprattutto ai più giovani: “Noi usciremo da questa situazione, ma serve grande senso di responsabilità. Io penso che tanti giovani credano di essere immuni e non è così. Qui sono morte anche persone di trent’anni. Dobbiamo avere reciproca responsabilità, dobbiamo prenderci cura gli uni degli altri. Questo è il messaggio che dobbiamo avere nel cuore, al di là delle leggi o delle norme”.

“Dovete capire che aiutare voi stessi vuol dire anche aiutare il prossimo ha poi concluso, rivolgendosi direttamente ai giovani, il parroco di Seriate.

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