Emilia-Romagna, riaffiorano ordigni bellici inesplosi: un pericolo che riguarda l’Italia intera

A distanza praticamente di otto decenni dalla Seconda Guerra Mondiale, l’Italia è ancora un campo di battaglia silente, ma potenzialmente molto pericoloso. Colpa degli ordigni bellici sganciati sull’intero Stivale durante il conflitto internazionale e rimasti poi inesplosi.

Decine di migliaia di bombe spesso nascoste a qualche metro di profondità nel sottosuolo, i cui ritrovamenti avvengono però quasi quotidianamente.

L’ultimo caso è quello che riguarda l’Emilia-Romagna, terra messa in ginocchio da un’alluvione che negli ultimi giorni ha portato distruzione in molte zone della regione, facendo riemergere anche alcuni ordigni inesplosi.

Allentato dalle piogge, il terreno ha riportato in superficie sei bombe, spingendo Coldiretti a lanciare un allarme immediato.

Non è la prima volta, però, che ciò accade in Italia. Ordigni inesplosi sono disseminati per tutta la penisola.

Sei bombe ritrovate in Emilia-Romagna

L’enorme quantitativo d’acqua che si è abbattuto sull’Emilia-Romagna nei giorni scorsi ha praticamente sciolto diversi strati del terreno, riportando alla luce oggetti che per decenni sono rimasti sepolti nel sottosuolo.

Sei di questi sono delle bombe risalenti alla Seconda Guerra Mondiale, le quali sono state ritrovate nella zona del ravennate, spingendo la Prefettura di Forlì e quella di Ravenna a lanciare un allarme a tutti i cittadini.

Fortunatamente questi ordigni sono stati messi in sicurezza dai militari che in queste ore stanno operando una bonifica delle aree alluvionate, ma l’allerta resta molto alta. Soprattutto per gli agricoltori.

Coldiretti ha, infatti, invitato chi è impegnato nel cercare di riqualificare il proprio terreno inondato dall’acqua a prestare la massima attenzione, perché la possibilità di imbattersi in nuovi ordigni inesplosi rimane elevata.

Alcune delle aree alluvionate dell’Emilia-Romagna sono state tra le più colpite dai bombardamenti nel corso della Seconda Guerra Mondiale e, per questo, in tali zone è più facile trovare delle vecchie bombe mai esplose, ma ancora molto pericolose. Soprattutto dopo l’alluvione.

Diversi di questi ordigni potrebbero, infatti, essere stati riportati alla luce dalle ingenti piogge che hanno smosso la terra e, se colpiti inavvertitamente con dei mezzi agricoli o rimossi in maniera impropria, potrebbero detonare.

Per questo motivo, anche l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra ha invitato tutti i cittadini a prestare la massima attenzione, chiedendo alle forze dell’ordine e alla Protezione Civile di aiutare a mettere in sicurezza una superficie di oltre 100.000 ettari.

Un appello rivolto non solo ai coltivatori, ma a tutta la popolazione, come sottolineato da Giovanni Lafirenze, referente del dipartimento ordigni bellici inesplosi dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra:

Quando le acque si ritireranno, compariranno ordigni nelle strade, nei parcheggi, nei parchi e i cittadini devono sapere come comportarsi. Invitiamo alla massima prudenza durante le operazioni di soccorso, ma soprattutto dopo, quando le acque si ritireranno. Il rischio di ritrovare bombe inesplose è altissimo perché questi sono territori dove in passato sono venuti alla luce numerosi residuati bellici, spesso dai canali. Anche le zone coinvolte nelle frane sono ad alto rischio”.

Aereo della Seconda Guerra Mondiale
Foto | Unsplash @ChandlerCruttenden

Un pericolo che riguarda tutta l’Italia

Il ritrovamento delle sei bombe in Emilia-Romagna è solo l’ultimo esempio di un problema che riguarda l’Italia intera.

Secondo alcune stime, sarebbero diverse decine di migliaia gli ordigni risalenti alla Seconda Guerra Mondiale ancora presenti sul suolo italiano. Bombe inesplose e che vengono ritrovate e disinnescate ogni giorno, grazie al prezioso lavoro svolto da enti nazionali e forze dell’ordine preposte a questo tipo di mansione.

Nel 2021, per esempio, una bomba di 220 chili è stata ritrovata proprio in provincia di Ravenna, in un campo di Granarolo Faentino. Un altro ordigno è stato fatto detonare a Sasso Marconi, in provincia di Bologna e un altro ancora a Monterotondo, in provincia di Roma. E così a Segrate, in provincia di Milano.

Uno scenario che si ripete praticamente ogni giorno, quando bombe di ogni dimensione vengono avvistate in qualche zona d’Italia e messe in sicurezza. Ordigni che, purtroppo, in alcuni casi provocano ancora delle vittime, ferendo spesso gravemente chi le tocca senza sapere di cosa si tratta.

Se parecchie di queste bombe sono ben riconoscibili, molte altre sono state costruite volontariamente con lo scopo di assomigliare a giocattoli o a oggetti comuni della quotidianità.

Per questo, accade spesso che alcune persone si ritrovino a maneggiarle senza sapere di avere tra le mani un ordigno bellico.

Si tratta di armi sganciate sull’Italia dalle forze alleate (in particolar modo la Royal Air Force inglese e la United States Air Force americana), da quelle nemiche o dai militari italiani e rimaste inesplose a causa di difetti di fabbrica, condizioni atmosferiche avverse o pura casualità.

Un pericolo che, come anticipato, riguarda l’intero Belpaese.

Non esistono, infatti, aree estese d’Italia in cui si possa affermare con certezza che non ci sia nemmeno una bomba inesplosa risalente alla Seconda Guerra Mondiale (alcune risalgono addirittura alla Prima Guerra Mondiale).

L’Associazione Nazionale Vittime di Guerra stima che ogni anno nel nostro Paese vengono rinvenuti circa 60.000 ordigni bellici di vario tipo, dai proiettili d’artiglieria alle bombe aeree.

Solitamente questi ordigni vengono ritrovati con maggior frequenza negli scavi in profondità delle metropolitane, nei campi smossi dai mezzi agricoli o nei lavori d’edilizia, quando il terreno viene scavato per porre le fondamenta di nuovi edifici.

Situazioni estremamente pericolose e per le quali sono state create anche delle leggi apposite, con lo scopo di provare prevenire possibili incidenti.

Militari in fila
Foto | Pexels @Pixabay

La prevenzione salva la vita

Bombe d’areo, granate, esplosivi, colpi d’artiglieria inesplosi, mine, armi e munizioni.

Sono soltanto alcuni degli ordigni ancora presenti nel sottosuolo italiano e che ogni giorno vengono cercati e messi in sicurezza dal Genio dell’Esercito italiano e da altri reparti.

Basti pensare che nell’ultimo decennio, gli interventi di bonifica operati dal Genio dell’Esercito sono stati circa 35.000, mentre 2.500 sono quelli eseguiti mediamente su tutto il suolo nazionale dalle dodici unità preposte alla bonifica dei residuati bellici.

Un lavoro di prevenzione preziosissimo e che contribuisce spesso a salvare le vite di quelle che altrimenti sarebbero nuove vittime della Seconda Guerra Mondiale, nonostante questo conflitto sia finito quasi ottant’anni fa.

Secondo i dati ufficiali delle forze alleate, circa 379.000 ordigni sono stati sganciati sull’Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. Il 13,7% delle bombe totali lanciate sull’Europa.

Un numero enorme e che fa capire come sia facile poter ritrovare ancora oggi migliaia di queste bombe inesplose.

Per questo, è importante e doveroso sottolineare il grandissimo lavoro svolto quotidianamente dalle forze dell’ordine e anche dall’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, un organo nato nel 1943 e che tutela e rappresenta ancora oggi circa 100.000 tra mutilati, invalidi, ciechi, orfani e vedove. Un numero davvero elevato e che, purtroppo, può crescere ogni anno, proprio per il fatto che molte vittime diventano tali a distanza di decenni dalla fine del conflitto.

Un lavoro che viene svolto anche grazie all’utilizzo di app digitali all’avanguardia, utili a identificare, segnalare e schedare le bombe ritrovate in tutta Italia, oltre che grazie a seminari informativi tenuti a livello nazionale e giornate dedicate.

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