Covid, da Capua catastrofista al rassegnato Crisanti: a che punto siamo

Mentre si discute sempre più animatamente a livello politico sullo stato di emergenza che terminerà il 31 marzo e su cosa ciò comporterà per le misure di contenimento del Covid, la scienza torna a spaccarsi. E a fronte delle parole del ministro della Salute, Roberto Speranza, le chiavi di lettura fornite dai diversi virologi sono le più svariate. E, inevitabilmente, alcune di esse sono in contraddizione tra loro.

Il monito di Speranza e la rabbia di Crisanti

Far saltare in un solo momento tutte le precauzioni sarebbe sbagliato. Ci hanno consentito di lasciare aperto, mentre altri Stati d’Europa sono tornati in lockdown“, ha spiegato il ministro Speranza. Che sullo stato di emergenza è stato cauto: “Valuteremo e poi decideremo nelle prossime settimane. Puntiamo a una progressiva uscita dall’emergenza. Per le persone immuno-compromesse ci sarà la quarta dose, per gli altri non sono ancora disponibili i dati necessari per prendere una decisione“.

Tra i più severi verso tale approccio all’insegna della grande cautela spicca Andrea Crisanti. “A dicembre c’erano le stesse restrizioni, ma molti più casi di Covid. Ma è così perché con vaccino e infezioni siamo più protetti, certo non per Green pass o mascherine al chiuso e all’aperto. Non siamo mai stati così protetti, quindi mantenere queste misure è sbagliato“, ha affermato il professore ordinario di microbiologia all’Università di Padova a ‘L’aria che tira’, su La7.

Covid: Capua fatalista, Pregliasco più morbido

Di parere opposto, invece, è Ilaria Capua. “Oltre il 90% degli italiani è vaccinato, e questo è un enorme successo. La componente fragile sono però le persone che faticano a rispettare le regole. Con il Covid dovremo imparare a convivere, perché non andrà via ed è certo che arriveranno nuove varianti. Saremo più capaci ad affrontarle, ma è meglio iniziare a trattarlo come una situazione di convivenza forzata“, è stato il monito della virologa su Rai3, ad ‘Agorà’.

In mezzo si colloca Fabrizio Pregliasco. “L’obbligo di vaccino per gli over 50 ha qualcosa di razionale. Capisco semplificare con il Green pass base, soprattutto nell’ottica del turismo. Ma il Super Green pass per gli ultracinquantenni lo vedo necessario almeno fino a giugno. Anche perché dobbiamo prepararci a una convivenza col virus e un peggioramento nell’autunno“, ha avvertito il virologo della Statale di Milano.

Bassetti severo: “Obiettivi anti Covid già raggiunti”

In direzione opposta si muove invece Matteo Bassetti. “Credo che il Green pass debba essere alleggerito o addirittura eliminato dopo il 31 di marzo. Si tratta di un’anomalia, che penalizza gli italiani a favore degli stranieri. Dobbiamo ritornare all’obiettivo del Green pass, che era quello di far vaccinare gli italiani contro il Covid. Ebbene, questo è stato raggiunto“, è stata l’analisi direttore della Clinica di malattie infettive dell’Policlinico San Martino di Genova per ‘Adnkronos Salute’. E farsi un’idea certa, a questo punto, appare sempre più complicato.

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