Covid, il paradosso di Pisa: rave party abusivi e discoteche chiuse

Esiste un nesso tra la chiusura delle discoteche e il proliferare di rave party illegali? Sì, secondo Matteo Salvini, leader della Lega, che di recente ha ricordato come “locali per ragazzi e discoteche sono già aperti da tempo in Spagna, Germania, Svizzera, Austria e Grecia, dal 9 luglio anche in Francia. In Italia ancora nulla, neanche una data, nonostante le richieste della Lega, di 3mila imprenditori e 100mila lavoratori.

“Meglio un divertimento sicuro e controllato, con protocolli di sicurezza seri, oppure i rave party e le feste abusive e illegali, denunciate ormai in tutte le città italiane? Torniamo alla vita e al lavoro, tutti, il prima possibile”, ha aggiunto Salvini.

Il paradosso del rave party pisano

Eppure, a fronte di questa analisi sembra ancora più paradossale il caso del maxi rave andato in scena in questi giorni nella frazione Tavolaia di Santa Maria a Monte, nel Pisano, dove si sono riuniti circa 6mila giovani da tutta Europa, oltre 200 dei quali già identificati dalle forze dell’ordine.

La maggior parte dei partecipanti proveniva infatti dalla Germania, dalla Spagna, dal Belgio e dalla Francia. Paesi, cioè, dove le autorità hanno già parzialmente o in gran parte allentato le norme anti Covid e riaperto i locali notturni, o dove comunque lo saranno a breve.

Protestano i gestori delle discoteche

Il rave, bloccato con difficoltà dalle forze dell’ordine, oltre ai rischi dal punto di vista sanitario è stato visto come una beffa dai gestori delle discoteche, i quali sono tornati a chiedere a gran voce la riapertura dei propri locali. Non sono mancate anche le reazioni politiche, che denunciano l’immobilismo del Governo sul tema.

“Con i contagi fortunatamente da settimane sotto controllo, perché inibire l’accesso alle persone ai più che controllati e sicuri locali da ballo, mentre poi dobbiamo registrare eventi potenzialmente pericolosi per la salute pubblica, come quello avvenuto nel Pisano?”. Così l’europarlamentare Susanna Ceccardi, la deputata Donatella Legnaioli e la consigliera regionale toscana Elena Meini, tutte della Lega.

Il raduno di no mask ‘sorvegliato’

A fine giugno ha fatto discutere un altro caso, quello di Maleo, nel Lodigiano, una delle aree maggiormente colpite dal Covid-19. Qui, in una cava, si sono infatti radunate circa 700 persone per un rave party no mask “contro le regole, contro il sistema, contro le forze dell’ordine”, hanno chiarito fin dall’inizio i partecipanti.

La festa, però, è durata poco. Dopo aver saputo del focolaio di variante Delta in paese e dell’imminente arrivo delle forze dell’ordine, infatti, i giovani hanno subito iniziato a lasciare l’area, a poche ore dall’inizio del rave che sarebbe dovuto continuare fino a sera.

La presenza di un contingente di carabinieri, polizia, Guardia di Finanza e guardie forestali volontarie ha garantito che tutto andasse nel migliore dei modi. Senza disordini né feriti. Un fattore positivo hanno notato alcuni osservatori, mentre per altri si sarebbe dovuto bloccare tutto fin dall’inizio.

Violenti scontri al party d’Oltralpe

Nulla a che vedere, comunque, con quanto successo il 19 giugno a Redon, nella regione francese della Bretagna. Qui i gendarmi hanno infatti disperso con la forza un rave party illegale notturno. L’intervento ha generato disordini e tafferugli, che hanno portato a diversi feriti sia tra gli agenti sia tra i partecipanti.

Di questi, il caso più grave è sicuramente quello di un giovane di 22 anni, che ha perso l’uso della mano. Il rave era stato organizzato in memoria di Steve Maia Caniço, morto due giorni prima a Nantes. Era caduto nella Loira a seguito dell’intervento della polizia alla locale Festa della musica.

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