Coronavirus, discoteche chiuse e mascherina obbligatoria: le regole

È in vigore da oggi l’ordinanza che chiude tutte le discoteche sul territorio nazionale e impone l’utilizzo della mascherina dalle 18 alle 6 del mattino successivo in luoghi pubblici, all’aperto o al chiuso, dove è possibile che si creino assembramenti. Il documento porta la firma del ministro della Salute Roberto Speranza, ed è stato approvato al termine di una lunga riunione tra i rappresentanti dell’esecutivo e i presidenti delle Regioni. Le nuove norme resteranno attive fino al prossimo 7 settembre. L’auspicio del ministro, nonché dell’intero esecutivo, è quella di frenare l’aumento dei contagi in Italia, soprattutto in vista della partenza del nuovo anno scolastico.

Cosa dice l’ordinanza

Colpito dalla costante crescita del numero dei contagi in Italia, il governo ha deciso di non attendere ulteriormente, ponendo quindi una stretta a livello nazionale. Viene meno, quindi, la deroga al Dpcm che consentiva, ai singoli governatori, di decidere se aprire o meno le discoteche.

Il testo del documento firmato da Speranza, nello specifico, recita: “Sono sospese, all’aperto o al chiuso, le attività del ballo che abbiano luogo in discoteche, sale da ballo e locali assimilati destinati all’intrattenimento o che si svolgono in lidi, stabilimenti balneari, spiagge attrezzate, spiagge libere, spazi comuni delle strutture ricettive o in altri luoghi aperti al pubblico”.

Il parere dei ministri Speranza e Boccia

“Diamo un segnale al Paese, bisogna tenere alta l’attenzione. La nostra priorità deve essere riaprire le scuole a settembre in piena sicurezza” ha dichiarato in merito Roberto Speranza, ministro della Salute. Sulla stessa lunghezza d’onda il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia: “Restiamo uno dei Paesi più sicuri al mondo dal punto di vista sanitario. Questa condizione non è casuale ma figlia dei sacrifici che abbiamo fatto e che vanno difesi. Ora è il momento di andare avanti ma limitando al massimo le attività che presuppongono contatti fisici e assembramenti incontrollabili“.

“Utilizziamo il passaggio parlamentare del Dl agosto per ristorare le attività che subiranno perdite” ha poi aggiunto Boccia, anticipando il tema relativo alle inevitabili perdite economiche da parte dei gestori delle strutture che saranno costrette alla chiusura nel periodo clou della loro attività.

Il parere delle regioni

Fino a ieri il governo, in base alle indicazioni del Dpcm del 7 agosto, aveva lasciato alle singole amministrazioni regionali la possibilità di inasprire le regole sull’apertura dei locali da ballo. In tal senso, ad esempio, Emilia-Romagna e Veneto avevano imposto la capienza dimezzata con l’obbligo di indossare la mascherina, Calabria e Basilicata avevano invece già chiuso le strutture. Dal Lazio, inoltre, era arrivata una richiesta d’intervento da parte del governo sulla base delle dichiarazioni del coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo. E il governo ha risposto uniformando le regole a livello nazionale.

Solo il Friuli-Venezia-Giulia si era mostrato contrario prima della decisione dell’esecutivo. Il presidente regionale Massimiliano Fedriga, infatti, aveva chiesto una via di mezzo, come l’introduzione dell’obbligatorietà delle mascherine sulle piste da ballo.

Indennizzo per i gestori del locali, ma i sindacati non sono convinti

Come anticipato dal ministro Boccia, è previsto un contributo da parte dello Stato a favore dei gestori dei locali. Ad entrare nel merito della questione è il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli. “Il danno atteso dalla chiusura delle discoteche è grosso ma non vedo alternative – ha dichiarato -. Serve maggiore attenzione per evitare di tornare ai dati di marzo. Faremo il possibile per dare un sostegno economico alle attività che avranno delle perdite, trovando delle poste di ristoro specifiche anche nel Dl agosto“.

Poco convinto delle misure pensate dal governo è il Silb (Sindacato italiano locali da ballo): “Sono a rischio 4 miliardi di euro – ha dichiarato a La Repubblica il presidente del Silb Emilia-Romagna, Gianni Indino -. Ad oggi solo il 10% dei circa 3.500 locali ha riaperto ed è questo che crea problemi? Da domani (oggi, ndr) si rischierà di più con l’abusivismo. Indennizzo? Finora non è arrivato un euro: ora chiederemo compensazioni, anche Iva al 4% e Cassa integrazione per i nostri lavoratori”. Indino ha annunciato anche una riunione del direttivo nazionale del Silb nella giornata di lunedì. Tema dell’assemblea l’ipotesi di un ricorso d’urgenza al Tar per il ripristino delle modalità di apertura dei locali.

 

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