Caro benzina, a Milano e Torino carburante sopra i 2 euro

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Il prezzo del carburante continua a salire. Il confronto rispetto a quella che era la situazione solo un anno fa è impietoso e, a risentirne, sono soprattutto i portafogli degli italiani. Il ministero dello Sviluppo economico, infatti, aggiorna mese per mese il prezzo medio dei carburanti: a febbraio del 2021 il costo della benzina era di 1,5 euro al litro, salito fino agli 1,7 di gennaio. A febbraio il Mise non ha ancora aggiornato il dato ma basta dare un’occhiata ai prezzi delle pompe di benzina di Torino per rendersi conto come sia stata ormai superata anche la soglia dei 2 euro al litro.

Caro benzina a Torino: “Prezzi folli, perdite del 50%”

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Una situazione che, però, rende complicato anche il lavoro di chi le pompe di benzina le deve gestire. A spiegare cosa sta succedendo nel capoluogo piemontese è Dario Maldera, titolare del benzinaio che si trova sul centralissimo ponte Umberto I. “È una situazione veramente difficile, non per colpa nostra siamo arrivati a prezzi folli“, le sue parole.

E ancora: “La gente inizia a guardare il prezzo, lo faceva anche prima ma adesso risparmiano: chi faceva il pieno ora mette 50 euro. Stiamo tribolando. Speriamo che cambi qualcosa perché è una tragedia. Siamo preoccupati, abbiamo investito dei soldi e non sappiamo quanti dovremo ancora metterne. Soprattutto capiamo la gente, ma molti sono incattiviti e guardano solamente il prezzo senza capire che c’è altro. La zona è una delle più ricche di Torino, qui viene gente benestante con cognomi importanti ma c’è stato comunque un calo del 30%, all’inizio del 50%, quello che è perso è perso“.

I milanesi spenderanno fino a 400 euro in più

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Non va meglio a Milano, dove il prezzo di benzina e gasolio ha raggiunto picchi di oltre 2 euro al litro. Secondo le stime di varie associazioni di consumatori, l’aumento dei listini costerà alle famiglie milanesi 400 euro in più rispetto allo scorso anno, oltre che un carrello della spesa più “pesante” per l’effetto sui prezzi delle merci e dei generi alimentari che viaggiano su strada. È l’altra faccia del ritorno alla (quasi) normalità, che significa lavorare in presenza, più viaggi e meno economia di vicinato, ma anche più domanda di carburante a cui oggi non corrisponde una maggiore produzione di petrolio.

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