Campi Flegrei, quali sono stati i terremoti più violenti di sempre?

Una notte insonne ha agitato i residenti di Napoli e del litorale flegreo, a causa dello sciame sismico in corso nei Campi Flegrei. La scossa più intensa, che ha svegliato molte persone alle 3:35, con una scossa di magnitudo 4.2, è stata localizzata con precisione a una profondità di 3 km e con le coordinate geografiche (latitudine e longitudine) di 40.8170 e 14.1560, rispettivamente. Questa situazione ha generato una crescente preoccupazione tra la popolazione, con una diffusione di notizie e discussioni sui social media.

Questo evento sismico è stato descritto come il più forte a colpire i Campi Flegrei in decenni, mettendo in evidenza la grave situazione nella regione. Nella giornata del 26 settembre, sono state registrate altre sei scosse sismiche con magnitudo compresa tra 2.0 e 2.4, aumentando l’allarme tra i residenti.

L’incremento dei terremoti

L’incremento dell’attività sismica nell’area è stato oggetto di studio da parte dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). Gli esperti hanno pubblicato un lavoro che cerca di spiegare l’origine di questi sciame sismici nei Campi Flegrei. Firmano il documento Mauro Di Vito, Direttore dell’Osservatorio Vesuviano, Francesca Bianco, Direttore del Dipartimento Vulcani, e Carlo Doglioni, Presidente dell’INGV.

Secondo il documento, la caldera dei Campi Flegrei è stata da millenni il centro di intensa attività vulcanica, caratterizzata anche da rilasci concentrati di gas attraverso fumarole e dal fenomeno del bradisismo, che comporta il lento sollevamento o abbassamento del suolo, spesso accompagnato da attività sismica. Eventi di instabilità precedenti, come quelli del 1969-72 e del 1982-84, hanno costretto molti residenti, soprattutto nel centro storico di Pozzuoli, ad abbandonare le proprie case. Dal 2005, si è verificato un nuovo sollevamento del suolo, con un aumento di circa 113 centimetri nell’area del Rione Terra, registrato fino a luglio 2023.

Le cause

Le possibili cause di questa attività sismica e del sollevamento del suolo includono una risalita di fluidi concentrati nell’area di Solfatara-Pisciarelli e l’iniezione nel sottosuolo di lingue di magma alimentate dal sistema magmatico profondo, note come “sill”, a una profondità di circa 3-4 km. Questi processi generano una spinta verso l’alto che provoca il sollevamento del suolo e il conseguente inarcamento e allungamento della crosta terrestre sovrastante. Ciò porta alla formazione di fratture e faglie, che a loro volta generano terremoti e facilitano la risalita di fluidi idrotermali.

detriti dal terremoto ai campi flegrei
ANSA/ CIRO FUSCO

La sismicità si concentra principalmente nella stessa area, ma negli ultimi anni si è leggermente estesa, indicando una lenta espansione dei fluidi o del magma lungo una discontinuità orizzontale. La situazione rimane sotto attenta osservazione e monitoraggio da parte degli esperti, mentre la popolazione locale continua a vivere con la preoccupazione di ulteriori eventi sismici.

Le scosse più forti dall’anno 1000

Nel catalogo parametrico dei terremoti italiani (CPTI15), versione 4.0, curato da Rovida A., Locati M., Camassi R., Lolli B., Gasperini P., Antonucci A. e pubblicato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), viene riportato che il terremoto più forte mai registrato con epicentro nella regione della Campania è avvenuto il 5 dicembre 1456, con una magnitudo di 7.19. L’area con i massimi effetti è indicata come “Appennino centro-meridionale”. Segue, il 5 giugno 1688 un terremoto da 7.06 nel Sannio, mentre la zona dell’Irpinia-Basilicata viene colpita, il 23 novembre 1980, da una scossa di magnitudo 6.81. Tra gli altri forti terremoti, si citano quello, sempre in Irpinia, del 29 novembre 1733, con magnitudo 6.75 e quello al Viallo di diano dell’agosto 1561, con magnitudo 6.72. Tra i più recenti, oltre a quello già citato del 1980, i più forti sono stati quello del 12 gennaio 1988 in Cilento (4.52), quello in Irpiania nel 1996 da 4.9 e quello del 29 dicembre 2013 da 5.16 di magnitudo (Matese).

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