La tecnologia come aiuto in difesa della democrazia: al WMF 2023 si discute il rapporto tra le nuove tecnologie e la guerra in Ucraina

“In Ucraina sentiamo il suono dei raid aerei ogni mattina, ma continuiamo ad andare a lavorare lo stesso” così Elena Malitskaya, CEO di ISE Corporate Accelerator ha aperto il suo speech sul palco del Mainstage nella giornata inaugurale del WMF- We Make Future, in corso alla fiera di Rimini dal 15 al 17 giugno.

“Stiamo cercando di combattere per il futuro, per la nostra democrazia” ha continuato Malitskaya.

In questo, la tecnologia ha un ruolo fondamentale. “Non è molto risaputo, ma in Ucraina la comunità tecnologica è molto sviluppata, soprattutto in ambito cyber. Ci sono diverse piattaforme che aiutano i cittadini a vivere in un territorio in guerra” ha sottolineato.

“La tecnologia serve per salvare, non per distruggere” ha ripetuto più volte durante il suo intervento. Anche dal punto di vista burocratico, Malitskaya ha sottolineato come attraverso i dispositivi elettronici è molto più semplice di un tempo archiviare e portare con sé documenti di coloro che  intendono andare via da territori martoriati  o di chi fugge dalla devastazione in modo da continuare a svolgere le proprie attività altrove.

In una edizione, quella 2023, che pone l’accento più volte su tematiche di stretta attualità, come la lotta alla criminalità organizzata o l’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna nelle scorse settimane, Malitskaya ha ricordato di quanto sia importante rivolgere lo sguardo al futuro: “Quando si lavora nei campi dell’innovazione o della  tecnologia, bisogna pensare a creare qualcosa per costruire il domani, siamo tutti responsabili per il futuro”.

Anche per questo, ha spiegato, in Ucraina si cerca, per quanto possibile, di continuare ad avere una vita attiva, anche sui social network. “L’Ucraina ha 50 milioni di persone, forse ora sono diventate 40,  che vivono ancora lì, continuano ad organizzarsi e a creare eventi. Spesso nei bunker, ma è anche quello un modo per andare avanti, per guardare al futuro, è un modo per capire che siamo anche responsabili di come vogliamo vedere il domani, anche in questo ‘We make future!’ ”.

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