Serie A, anche la Fiorentina ha la maglia vintage: un trend da spiegare

Presentare una maglia di calcio per la nuova stagione di Serie A non è sempre un’impresa facile. Bisogna infatti accontentare gli sponsor, onorare la tradizione, ma anche proporre qualcosa di nuovo e che stuzzichi la fantasia dei fan. Le leggi del mercato infatti sono tanto severe quanto chiare: primo comandamento, vendere. E se il prodotto è quello dell’anno prima, l’appassionato non rinnova il guardaroba. E anche per questo motivo soprattutto in Italia da anni vige una tendenza imperante: quella della nostalgia. Che in realtà non celebra solo la fatidica tradizione, ma sembra celare anche dell’altro. Ultimo club a onorare il trend, in ordine di tempo, la Fiorentina.

Tutto l’entusiasmo della Fiorentina per la nuova-vecchia maglia

In queste ore, infatti, anche il club toscano ha presentato al mondo la propria divisa per la Serie A 2021-2022. E, manco a farlo apposta, la nuova maglia viola tanto nuova non è. La Robe di Kappa, fornitore della Fiorentina, ha infatti realizzato una casacca identica nel layout a quella utilizzata intorno alla metà degli anni ’80. C’è tutto: la tonalità viola un po’ più slavata rispetto agli ultimi anni, il fascione bianco all’altezza del petto, il colletto rosso, addirittura il giglio con la “F”. Che pure negli anni di Antognoni, Giovanni Galli, Graziani e Socrates (giocatori che indossarono la versione originaria) fu dapprincipio aspramente criticato.

Tutto sembra però dimenticato nella presentazione della nuova maglia, riproposta in Serie A circa 35 anni dopo l’ultima volta con toni trionfanti da parte della stessa Fiorentina. “Welcome Back: la nuova Kombat Pro 2021/22 sta arrivando“, è il commento al post ufficiale. E anche il filmato allegato abbonda di riferimenti nostalgici. Con tanto di bimbo che osserva antiche gesta in un televisore a tubo catodico.

La Serie A e un “effetto nostalgia” che vince sempre

C’è da dire che la Fiorentina è tutt’altro che sola. Negli ultimi anni in molti hanno tentato esperimenti arditi in Serie A (dalla Juventus mezza bianca e mezza nera alle recenti maglie dell’Inter). Ma il vintage ha colpito un po’ ovunque, con la nostalgia che è sembrata prevalere sulla tradizione. E così la Serie A ha visto la Lazio in campo con la stessa maglia degli anni ’80 prima e dello scudetto 2000 poi, il Napoli con una fantasia simile ai primi anni ’90, il Milan con le righe sottili rosse e nere dei tempi di Rivera. Senza dimenticare la Roma, che ha riproposto la lupa stilizzata sul cuore, l’Inter con la tenuta grigia a righe orizzontali e scritte giallo senape che rievoca subito Ronaldo. O l’Atalanta, che sta vivendo il picco della sua storia ma continua a presentare maglie da trasferta che richiamano gli anni di Stromberg e Caniggia. Dal logo alla fantasia.

Spontaneo verrebbe da dire “Ma che ne sanno i 2000?“. La vera domanda però è per quale motivo il calcio nostrano continui a rispecchiarsi nella sua versione di venti o trent’anni fa. La risposta potrebbe essere facile: perché la Serie A odierna non ha certo l’appeal di quella di allora. E, anche se non tutte le nuove-vecchie maglie furono vincenti ai tempi della loro prima comparsa, sono comunque legate a piccole o grandi imprese sportive. Difficile, per chi non si chiami Juventus, fare invece richiami più recenti dopo un decennio caratterizzato da nove scudetti bianconeri consecutivi.

Le ragioni commerciali del trend

Ma la verità più profonda è un’altra. E cioè che all’interno dei confini italiani, il calcio d’antan sembra sempre avere più fascino rispetto a quello contemporaneo (o addirittura futuribile). E il tifoso, in qualche modo, sembra sempre più contento di rivedere la maglia della sua infanzia in versione riveduta e corretta piuttosto che un esperimento cromatico astruso. Poi è chiaro: le tradizioni sono tali perché si rinnovano. L’Inter ha vinto la Serie A con la maglia a zig-zag, e un giorno sarà un classico. L’Italia si è laureata campione d’Europa con la casacca più innovativa degli ultimi anni, e vedrete quante volte sarà citata. Ma in generale, osare è un rischio. Una maglia riciclata di trent’anni fa tira di più. E vende di più. I produttori lo sanno, ed ecco come la Serie A continua a restare sempre uguale a se stessa. A partire dalle maglie dei giocatori.

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