Oggi è l’Overshoot Day: cos’è la giornata del ‘debito ecologico’

Si chiama Overshoot Day ed è la giornata, indicata annualmente dai dati del Global Footprint Network, in cui la Terra entra ufficialmente in ‘debito’ con le proprie risorse annuali, oltrepassando (in inglese overshoot, per l’appunto) un limite che, per garantire la sostenibilità e la funzionalità dell’ecosistema, in realtà non dovrebbe essere superato nell’arco di dodici mesi. L’anno scorso era caduto il 29 luglio, quest’anno il 22 agosto. Un ‘ritardo’ che può sembrare una notizia positiva, ma che di certo ha risentito delle conseguenze della pandemia di coronavirus. Vediamo perché.

L’impatto del lockdown sui dati di quest’anno

È la prima volta dal 2009 (non è un caso: si trattava del primo anno dopo la grande crisi economica) che l’Overshoot Day ha uno scarto positivo superiore a un giorno rispetto all’anno precedente. Mai, però, c’era stato uno scarto così ampio, ben 24 giorni. Il motivo principale, naturalmente, è l’impatto del lockdown, che ha imposto e sta tuttora imponendo a parte della popolazione mondiale restrizioni tali da determinare, indirettamente, una diminuzione di quella ‘impronta di carbonio’ che sta danneggiando il pianeta. Chi ha a cuore l’ambiente, però, non vuole pensare che, una volta tornata una situazione di relativa normalità, si torni a inquinare e sprecare risorse come prima.

Attualmente, secondo i dati del Gfn, la Terra impiega un anno e otto mesi per rigenerare le risorse che i suoi abitanti consumano in un anno. In buona sostanza, secondo la media degli ultimi anni servirebbero le risorse di 1,6 pianeti come il nostro per mantenere l’ecosistema in equilibrio.

Le possibili soluzioni: non tutto è perduto

Quali possono essere, allora, le soluzioni? La qualità della vita dell’uomo dipende direttamente dalla salute del pianeta: servono quindi un suolo fertile, acqua pulita e aria pura. Per ottenere gli obiettivi, secondo gli attivisti del Global Footprint Network, le chiavi sono quattro. La prima è la ridefinizione dello sviluppo urbano, evitando l’eccessiva espansione delle città a danno della natura. La seconda è l’utilizzo di fonti rinnovabili per l’energia e la conseguente ‘decarbonizzazione’ dell’economia. La terza è la sostenibilità del cibo: meno alimenti lavorati a livello industriale, più attenzione ai mercati locali, dal produttore al consumatore. La quarta è una ridefinizione dei diritti personali, soprattutto delle donne, che consenta una crescita della popolazione terrestre più sostenibile, anche a livello numerico.

“Le risorse del nostro pianeta sono limitate, le possibilità dell’uomo no – scrivono gli attivisti di Gfn sul loro sito internet -. La trasformazione in un mondo sostenibile e ad impatto zero avrà successo se metteremo in campo le forze più grandi: lungimiranza, innovazione, attenzione reciproca. La buona notizia è che questa trasformazione non è soltanto possibile, ma anche salutare dal punto di vista economico: è la nostra più grande possibilità per un futuro migliore”.

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