Vaiolo delle scimmie, come si trasmette? Fondamentale scoperta tutta italiana

Una scoperta molto importante, tutta italiana, e che potrebbe contribuire non poco al contrasto al vaiolo delle scimmie. L’hanno effettuata i ricercatori dell’Istituto Spallanzani di Roma, che hanno reso pubblica la novità tramite una nota dell’Istituto nazionale per le malattie infettive. Il virus, infatti, si può diffondere anche tramite lo sperma umano.

La scoperta dell’Istituto Spallanzani

Il documento afferma che allo Spallanzani “hanno scoperto, primi al mondo, che il virus responsabile del vaiolo delle scimmie può essere presente nel liquido seminale di una persona affetta da questa malattia in una forma capace di replicarsi. Il virus è stato isolato nei laboratori dell’Istituto dal liquido seminale prelevato da un paziente 6 giorni dopo la comparsa della febbre e, in coltura cellulare, si è dimostrato capace di infettare e di replicarsi in laboratorio“.

Finora, la presenza del materiale genetico del virus è stata rilevata nel liquido seminale di 6 dei 7 pazienti studiati allo Spallanzani, ma in questo caso il virus è stato anche isolato in coltura“, spiega la nota. Ma il lavoro degli studiosi romani sul vaiolo delle scimmie ancora non è concluso. “I ricercatori dell’Istituto Spallanzani stanno conducendo ulteriori studi sulla durata e persistenza del virus nello sperma e in altri materiali biologici“, si spiega infatti.

Vaiolo delle scimmie: che cosa cambia, qual è la situazione in Italia

Ciò che lo Spallanzani vuole è “comprendere a fondo i meccanismi della trasmissione di questo virus da uomo a uomo. La scoperta potrebbe in particolare fare luce sul ruolo della trasmissione sessuale, ipotizzata nel contesto dell’attuale focolaio che ha coinvolto oltre 1000 casi“. Ricordiamo che il vaiolo delle scimmie non rappresenta un’emergenza in Europa, né tantomeno una pandemia. I casi di cui sopra, infatti, sono “segnalati da 28 Paesi del mondo in cui tale infezione non è endemica“.

Intanto i casi di vaiolo delle scimmie in Italia salgono a 29, con aggiornamento che l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha pubblicato in data 10 giugno. Nell’area europea i numeri più alti sono quelli di Regno Unito (321 casi), Spagna (259) e Portogallo (191). Il tutto mentre nel nostro Paese si continua a discutere sull’eventualità di procedere a una vaccinazione di massa. La scoperta dello Spallanzani, però, può essere fondamentale in ambito di prevenzione.

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