Spazio, una lunga permanenza potrebbe causare danni cerebrali

Secondo uno studio, pubblicato sulla rivista scientifica JAMA Neurology, trascorre molto tempo nello spazio potrebbe causare danni cerebrali. Questi, sarebbero rilevati attraverso dei biomarcatori presenti nel sangue. La ricerca è stata condotta su cinque astronauti russi rimasti sulla Iss, la Stazione spaziale internazionale, per oltre cinque mesi.

Viaggi nello spazio: gli effetti negativi sul corpo

Secondo quanto emerso gli effetti negativi sul corpo di un lasso di tempo prolungato passato nello spazio sono noti da tempo. Tra questi ci sono: atrofizzazione dei muscoli, diminuzione della massa muscolare. Ma anche deterioramento della vista e alterazione della flora batterica intestinale.

Lo studio sul rapporto tra spazio ed effetti sul corpo umano è frutto della collaborazione tra scienziati dell’università di Göteborg e dell’Accademia Sahlgrenska. Come detto, i ricercatori hanno seguito cinque cosmonauti russi maschi. Per indagare sugli effetti dopo gli oltre cinque mesi passati nello spazio, i ricercatori hanno prelevato campioni di sangue 20 giorni prima della partenza. Infine, dopo circa 169 giorni lontani dalla terra, al loro ritorno gli sono stati prevelati altri campioni di sangue, ad una settimana e a tre settimane dopo.

L’attenzione degli scienziati si è focalizzata su cinque biomarker di danno celebrale. È stato così osservato che le concentrazioni di tre di questi erano più elevate dopo la permanenza nello spazio. Questi sono: NFL, neurofilamento leggere, GFAP, proteina acida fibrillare gliale e B-amiloide, proteina amiloide-beta.

Le possibili cause, dall’assenza di peso ai fattori di stress

Henrick Zetterberg, professore di neuroscienze e coautore senior dello studio, ha detto: “È la prima volta che si documenta, a seguito di voli spaziali, la prova del danno cerebrale con esami del sangue“. E ha aggiunto che questo aspetto “deve essere approfondito“, considerando che i viaggi nello spazio diventeranno “più comuni in futuro“.

Adesso gli scienziati dovranno capire cosa provoca il danno. Tra le ipotesi ci sono: assenza di peso, cambiamenti nel fluido cerebrale o altri fattori di stress.

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