Mutilazioni genitali femminili, il 6 febbraio è la giornata della tolleranza zero

Il 6 febbraio si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale della tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili, istituita dalle Nazioni Unite per diffondere sempre maggiore consapevolezza su una pratica lesiva dei diritti umani che ha conseguenze gravissime sulla salute fisica e psichica delle bambine e delle ragazze che la subiscono. “Un problema universale“, come lo hanno definito le Nazione Unite, perché il fenomeno oltre ad essere concentrato soprattutto in 30 Paesi in Africa e Medio Oriente, riguarda anche alcuni Stati in Asia e America Latina, e interessa le popolazioni immigrate che vivono in Europa occidentale, America del Nord, Australia e Nuova Zelanda.

Bambina Africa
Foto di Pixabay | kristi611

Almeno 200 milioni di donne hanno subito mutilazioni genitali

Nel mondo, secondo i dati diffusi dal Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) e dall’Unicef, almeno 200 milioni di donne e ragazze in vita oggi hanno subito mutilazioni genitali. Una pratica che ha registrato un declino negli ultimi decenni nella maggior parte dei Paesi in cui è prevalente. Ma, come sottolineato dalle Nazioni Unite, il numero di ragazze che subiscono mutilazioni genitali femminili è destinato a crescere se la pratica continua ai livelli attuali, anche a causa di un alto tasso di crescita della popolazione nei Paesi in cui questa pratica dannosa è particolarmente diffusa.

Bimba Africa
Foto di Pixabay | Yolanda Coervers

70 milioni di ragazze a rischio entro il 2030

Nello specifico, secondo l’Unfpa, il Fondo delle Nazioni unite per la popolazione, 68 milioni di ragazze potrebbero essere a rischio di mutilazione tra il 2015 e il 2030. Numero che potrebbe subire un rialzo di ulteriori 2 milioni a causa degli effetti della pandemia di Covid-19. Le difficoltà a spostarsi e le restrizioni alla circolazione imposte da molti Governi tra il 2020 e il 2021 hanno infatti impedito per mesi ad attivisti e operatori delle Ong di raggiungere i villaggi. Molte famiglie, inoltre, hanno approfittato della chiusura forzata delle scuole per sottoporre le figlie al taglio dei genitali, un rito che in molti Paesi precede il matrimonio. Proprio per questo sono necessari sforzi e azioni coordinati e sistemici per accelerare l’eliminazione di questa pratica dannosa, spesso mortale, e porre fine nel mondo alle mutilazioni genitali femminili, che hanno conseguenze gravissime sulla salute fisica e psichica delle bambine e delle ragazze che le subiscono. “Negli ultimi 25 anni, la diffusione delle mutilazioni genitali femminili è diminuita a livello globale. Al giorno d’oggi, le probabilità che una ragazza subisca mgf sono diminuite di un terzo rispetto a 30 anni fa. Nonostante questi dati rappresentino un risultato positivo, le attuali crisi umanitarie come epidemie, cambiamenti climatici e conflitti armati potrebbero causare un rallentamento verso il raggiungimento della parità di genere e l’eliminazione delle mgf entro il 2030“, hanno sottolineato le Nazioni Unite.

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