Pensioni, come cambia la legge? Mese decisivo, ecco tutte le proposte

Ottobre non sarà solo il mese che il giorno 2 celebrerà l’importantissima figura dei nonni, ma anche quello in cui si dovrà scrivere una nuova importantissima pagina sul delicato capitolo pensioni. Il Governo dovrà infatti proporre un pacchetto di misure tutte nuove in vista della Legge di Bilancio (che arriverà a metà mese). E se da un lato l’obiettivo generale (ma non di tutti) è trovare un modo per superare Quota 100, dall’altro ancora una volta le varie anime della maggioranza hanno visioni molto diverse.

Un delicato passaggio in Parlamento

Il tempo però stringe, e il voto per le amministrative ha fatalmente distolto l’attenzione generale dalle pensioni. Il passaggio alle Camere della legge potrebbe quindi rinvigorire il dibattito, che si prospetta decisamente acceso. Tanto più che le proposte di legge da analizzare sono attualmente ben nove.

Ognuna di esse verte sulle nuove soglie di accesso alla pensione, dato che a inizio legislatura quasi tutti i partiti ne avevano presentata una. La speranza dell’esecutivo Draghi è quella di trovare una sintesi che metta d’accordo la più ampia platea possibile del Parlamento. Ma la missione, va da sé, non è facile. Tanto più che da inizio legislatura (ossia dal fatidico marzo 2018 delle ultime elezioni politiche) alcune posizioni sono cambiate in maniera anche radicale.

Pensioni: tutte le proposte dei vari partiti

Partiamo da chi più si avvicina a Quota 100, che inevitabilmente è quella stessa Lega che la introdusse. Il testo sulle pensioni a firma Carroccio è opera di Claudio Durigon, che nel 2018 propose addirittura Quota 41. Ossia un pensionamento anticipato per chiunque arrivasse a 41 anni di contributi. Una proposta che ha poi riferito sarà ritirata qualora Quota 100 sia prorogata per un anno. Forza Italia, tramite Renata Polverini, propose invece la soglia dei 62 anni di età e dei 35 anni di contributi. Insieme ad essi, due condizioni: un importo dei trattamento uguale o superiore a 1,5 volte l’assegno sociale e il -2% per ogni anno di anticipo rispetto alla soglia dei 66 anni d’età.

Molto vicina a Forza Italia resta FdI, che tramite Walter Rizzetto propose la soglia minima dei 62 anni e quella massima dei 70, uniti ai soliti 35 anni di contributi, le stesse condizioni per l’assegno mensile e penalizzazioni dai 66 anni in giù. Completamente diversa invece la proposta del Pd, opera di Debora Serracchiani e Carla Cantone. I dem chiedono la stabilizzazione dell’Ape sociale, che Opzione Donna diventi permanente, e due deleghe. La prima introdurrebbe una pensione di garanzia per i giovani, la seconda ridurrebbe la soglia di anzianità per le lavoratrici madri. E il M5s? La principale forza dell’attuale Parlamento non ha una sua proposta, ma esige semplicemente che non si torni alla Legge Fornero. E le carte in ballo, come si può vedere, sono moltissime.

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