La virata sui vaccini del M5S:
lo sgarbo che tradisce i No-Vax

Tutto scorre e niente rimane immobile“, disse Socrate. “Il progresso è impossibile senza cambiamento, e chi non può cambiare idea non può cambiare nulla“, sottolineò invece George Bernard Shaw. Ancora più accurato fu Henry David Thoreau: “Le cose non cambiano; siamo noi che cambiamo“. Aforismi non inusuali da applicare alla politica, ma che spesso e volentieri possono confondere o addirittura indispettire l’elettorato su temi caldissimi dell’attualità. E questo è il caso di parte della base M5s, che nel corso dei mesi ha visto il proprio Movimento di riferimento partire da posizioni in alcuni casi spiccatamente No-Vax, per poi propugnare in maniera sempre più chiara la necessità di sottoporsi al vaccino. Vuoi lo stato d’emergenza dovuto dal Covid, ma vuoi anche la posizione preminente nella maggioranza di governo.

M5s e No-Vax: a luglio la definitiva presa di distanza

Il definitivo cambio di paradigma, in casa M5s, è arrivato lo scorso 12 luglio. Non solo un appello che sottolineava l’importanza del vaccino, ma anche un messaggio tutt’altro che implicito al popolo No-Vax. Il tutto in una nota a firma dei senatori pentastellati in Commissione Sanità. Il cui passaggio chiave recitava: “La vaccinazione è l’unico modo che abbiamo per fermare i contagi, aumentare la resistenza della popolazione alla variante Delta creando più immunizzazione, limitare gli effetti del Covid-19 sul nostro organismo […]. Vaccinarsi e continuare a comportarsi responsabilmente è l’unico modo che abbiamo per non ritrovarci di nuovo in una situazione di emergenza“. Un altro mondo rispetto sì agli inizi del Movimento, ma anche solo rispetto a non troppi mesi fa.

Non sono pochi gli esponenti 5 Stelle eletti anche in virtù delle proprie posizioni scettiche o addirittura anti-vacciniste. E se alcuni di essi sono stati nel frattempo allontanati dal Movimento, altri hanno ricoperto o ancora ricoprono posizioni centrali nell’universo M5s. Nonostante una posizione ormai ben lontana dalle posizioni No-Vax. Ma con un punto di partenza ben chiaro.

Da “avvocato No-Vax” a ministro: la parabola di Bonafede

Basti pensare ad Alfonso Bonafede, che se non fosse avvenuto il cambio di governo nello scorso mese di gennaio sarebbe ancora ministro della Giustizia nell’esecutivo Conte bis. Ebbene, come noto, nel lontano 2010 si presentò a Beppe Grillo proprio come “avvocato No-Vax”, ai tempi in cui il M5s aveva appena preso la sua iniziale forma. Era ancora il tempo dei Meet Up, e dopo aver partecipato a quello di Firenze il futuro Guardasigilli scrisse al fondatore del Movimento: “Nel mio studio legale (sono un avvocato) abbiamo fatto una grande conquista di recente. Ci occupiamo dei danni da vaccinazione e dei danni da emotrasfusione infetta e, dopo anni di tentativi, uno dei miei colleghi di studio è riuscito a fare ottenere un indennizzo per un bambino autistico: il Giudice ha ritenuto che non si poteva escludere il vaccino come concausa dell’autismo e quindi ha riconosciuto l’indennizzo. Ci tengo a non dare alcuna falsa illusione: tuttavia, si tratta di un precedente giurisprudenziale storico“.

Alfonso Bonafede No-Vax (2010)
Alfonso Bonafede No-Vax (2010)

Dallo scetticismo di Grillo alle sortite di Paola Taverna

Un tema non nuovo, presentato a Beppe Grillo proprio perché parte dei suoi cavalli di battaglia. Già nei suoi spettacoli, e sin dalla fine degli anni ’90, il comico sottolineava come il vaccino fosse responsabile dell’abbassamento delle difese immunitarie dei più piccini. E perciò fosse non indispensabile, mentre addirittura l’obbligo di somministrazione fosse da combattere. Posizioni poi inglobate dal M5s, dove infatti tipici concetti del popolo No-Vax hanno a lungo trovato casa.

Indimenticabili, in tal senso, le esternazioni di Paola Taverna. Attualmente vicepresidente del Senato, prima del Governo Conte bis la parlamentare romana si era fatta un nome come “pasionaria” M5s. E la battaglia No-Vax da parte sua fu particolarmente accesa nel 2015, anno del famoso intervento in Aula con riferimento alla “processione da mi cugino” per prendersi tutti il morbillo. Ma anche un “oggi i centri vaccinali sono ‘similabili’ a quelli dove si fanno i marchi pe ‘e bestie” e il frequente riferimento a “una sentenza che sostiene che il vaccino può causare l’autismo“. Una posizione assunta talmente spesso da indurre Corrado Formigli a mostrarla a marzo, durante una puntata di ‘Piazzapulita’, a Pierpaolo Sileri. Meritandosi peraltro, da parte del sottosegretario alla Salute (forse il più vaccinista dei Pro-Vax pentastellati), un “Questo è un colpo basso. Bassissimo“, sussurrato con un sorriso a mezza bocca.

“La guerra interna” nel M5s: Giulia Grillo e i No-Vax

Colpo basso forse, ma non inatteso. Tanto più che oltre un anno prima di quella trasmissione, su Paola Taverna era tornata Giulia Grillo. Deputata M5s con un trascorso da ministro della Salute, nelle primissime settimane dell’emergenza Coronavirus (e quindi durante il Conte Bis) denunciò dalle colonne de ‘Il Messaggero’: “Importanti esponenti No-vax quando ero ministro mi fecero la guerra. Una guerra che alla fine ho perso“. Quindi addirittura definì quella vicenda “uno dei motivi, forse, per il quale non sono più ministro“. E aggiunse di pensare “a Paola Taverna, certo. Ma anche a tanti big che adesso sono ancora ministri, come lo erano nel Conte 1“.

Meno big ma non meno chiassosi sono altri esponenti M5s che hanno fatto decisamente discutere nei mesi e negli anni. Tutti espulsi dal Movimento (grazie a cui sono stati però eletti), sono nel frattempo divenuti paladini del mondo No-Vax. Facile citare Sara Cunial, ora nel Gruppo Misto della Camera e negazionista dello stesso Covid (unica parlamentare ad esserlo apertamente). Fu sospesa nel 2018 e poi espulsa dal Movimento per aver definito ogni tipo di vaccinazione un “genocidio gratuito.

Quei consiglieri comunali espulsi (ma eletti con il M5s)

Ci sono poi svariati consiglieri regionali e comunali ex M5s dalle posizioni No-Vax talmente radicate da risultare talvolta anche violente. Come quelle di Davide Barillari nel Lazio (fresco di “denuncia contro Mario Draghi” con tanto di hashtag contro i vaccini), Sergio Tancredi in Sicilia (che ha paragonato il Green Pass alle matricole dei lager nazisti) o Massimiliano Quaresima a Roma (secondo cui “in Israele stanno facendo con i vaccini le stesse cose che i nazisti hanno fatto loro“).

Nessuno di loro è più nel Movimento, ma hanno tutti ricevuto i voti dell’elettorato M5s. Lo stesso che a pochi giorni dal capodanno del 2021 maldigerì ciò che l’allora capo politico Vito Crimi scrisse sui social, esaltando il grande risultato dei primi vaccini anti-Covid. Ma del resto il salto vero e proprio risaliva a quasi due anni prima, quando Beppe Grillo aderì al “Patto trasversale per la scienza“, promosso da Roberto Burioni e Guido Silvestri. “Io contro? Polemica da terrapiattisti“, disse allora il garante (mettendo in imbarazzo lo stesso Di Maio). E confondendo quei No-Vax che lo consideravano un guru sin da quando, ancora comico, parlava di “Aids, la più grande bufala del secolo” o “mammografie che finanziano Umberto Veronesi“. Ma, evidentemente, erano altri tempi.

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