Caso camici, Fontana risponde alle accuse: “Falsità, polemiche sterili”

“Non tollero che si metta in discussione l’integrità mia e dei miei familiari. Le critiche sono legittime solo se tengono conto della verità”. Attilio Fontana, nel lungo intervento davanti al Consiglio regionale della Lombardia, ha risposto alle critiche pervenute nelle ultime settimane e, soprattutto, alle accuse lanciate dalla trasmissione Report sulla fornitura di camici che l’Aria, la centrale acquisti della Lombardia (il cui direttore regionale Filippo Bongiovanni si è recentemente dimesso), ha assegnato nel mese di aprile alla Dama Spa, società il cui proprietario è il cognato di Fontana. Accuse che hanno portato la magistratura milanese ad aprire un fascicolo per chiarire i fatti.

La premessa di Fontana: “Situazione imprevedibile, la Regione ha risposto con forza”

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“Vorrei partire da una premessa che non dobbiamo mai dare per scontata – ha esordito il presidente regionale –: l’esplosione del Covid-19 non era previsto né prevedibile e ha investito come uno tsunami la Lombardia come il mondo intero. La regione Lombardia ha risposto sin dal 20 febbraio con forza e determinazione senza indugiare su quali fossero le competenze regionali e nazionali”.

L’attacco a Report: “Dati divulgati da informazione faziosa”

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“Le regole dettate dall’emergenza sono sempre state rispettate – ha poi spiegato Fontana –. Guardare prima e giudicare poi è lo sport preferito di molti. Pur non avendone obbligo, ci siamo assunti la responsabilità di fornire dispositivi di protezione individuale anche a Rsa e strutture sanitarie private, per aiutarle ad affrontare l’emergenza: dobbiamo aspettarci un’inchiesta anche per quello?”

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Fontana ha approfondito la questione Aria-Dama: “Mi ritrovo a parlare di dati divulgati dalla più faziosa informazione – ha chiosato, attaccando direttamente gli autori dell’inchiesta trasmessa da Report -. Sapevo che Dama si era dichiarata disponibile ad offrire un contributo. Lo aveva già fatto in precedenza. L’assessore Cattaneo aveva interpellato Dama e altri imprenditori disposti a dare un a mano. Le cinque aziende che avevano dato la disponibilità e avevano riconvertito la produzione producendo camici hanno visto acquistate le loro merci, i loro camici, dal sistema regionale, con quantità e costi differenti“.

I dati illustrati dal presidente della Lombardia

“Ad esempio – spiega Fontana – una fornitura di 600mila camici al costo di 11,20 euro per un totale di 6 milioni 720mila euro, o anche una per 707.223 pezzi al costo di 6 euro per un totale di 4 milioni e 243mila euro. Oppure un’altra ditta al costo unitario di 9 euro. Per tutte queste aziende, che ringrazio per quanto fatto per i nostri operatori sanitari, è valsa la medesima procedura attuata per tutti gli acquisti fatti dopo l’autorizzazione del governo a Regione Lombardia ad utilizzare le procedure semplificate di emergenza“.

“Dei rapporti negoziali fra Aria e Dama non ho saputo prima del 12 maggio, sono tuttora convinto che si sia trattato di un negozio corretto. Ho comunque chiesto a mio cognato di rinunciare al pagamento per evitare strumentalizzazioni. Devo dire che sono stato facile profeta” ha poi aggiunto, ricevendo l’applauso da parte della maggioranza.

“La rinuncia al pagamento non è dipesa da Report”

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“Non voglio entrare in altri particolari – ha aggiunto Fontana nel suo intervento –. La stampa parla di un mio coinvolgimento, alla fine il mio legame di affinità aveva solo portato svantaggio a un’azienda legata indirettamente alla mia famiglia. La rinuncia al pagamento non è dipesa da Report, che invece si è palesata con le prime domande il 1° giugno, quando erano trascorsi diciotto giorni”.

“Le cose stanno così e rimarranno immutabili nel tempo. Le critiche sono legittime, ma devono tenere conto della verità. Non tollero che si metta in discussione l’integrità mia e dei miei familiari. Il mio coinvolgimento, se di coinvolgimento si può parlare, è quello che ho appena illustrato. La regione non ha speso un euro per i 50mila camici” ha dichiarato il presidente della Regione Lombardia.

“Per la Lombardia grave contraccolpo a livello di reputazione”

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Il lungo intervento del governatore lombardo ha toccato numerosi argomenti relativi alla gestione dell’emergenza da parte della Regione. In particolare, Fontana si è soffermato sulle critiche ricevute durante la fase più acuta dell’emergenza: “Quello che mi preme sottolineare è il fatto che, a causa di tutti questi attacchi, la Regione Lombardia ha subito un grave contraccolpo a livello di reputazione, con la diffusione di un sentimento negativo nei suoi confronti, arrivando a mettere in discussione un’eccellenza, il Sistema sanitario lombardo, unanimemente riconosciuta a livello nazionale e internazionale”.

“Regione accusata di colpe non proprie”

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“Hanno addossato alla Regione la colpa dei tanti malati deceduti nelle Rsa – ha aggiunto Fontana -. Si è invece accertato che la Regione Lombardia non ha dato ordini a nessuno, non ha in nessun modo obbligato le strutture a ospitare i malati di Covid. C’è chi ha prima attaccato la Regione per non avere dato regole rigide per le Rsa e oggi la accusa di avere prescritto regole troppo rigide”.

“Queste polemiche hanno assunto anche una dimensione politica nazionale – ha aggiunto Fontana -. Si è fatta ricadere sulla Lombardia la colpa dei tagli alla sanità operati a livello nazionale negli ultimi anni dai diversi governi che si sono succeduti. È stato proposto di commissariare la sanità regionale, in un rigurgito statalista e accentratore. È stata attaccata la richiesta di autonomia delle regioni, un percorso già in fase di trattativa avanzata, riproponendo addirittura il tema della revisione, in una chiave neo-centralista, del Titolo V della Costituzione”.

“Potrei andare avanti a lungo nel ricordare questo dibattito, che ritengo un po’ surreale e che non tiene conto di una evidenza per me molto chiara: pensate cosa sarebbe accaduto se non ci fossero state le regioni ad affrontare l’emergenza sanitaria” ha poi dichiarato il presidente della Regione Lombardia davanti ai presenti.

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