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Ucraina, ripicca russa contro le sanzioni: razzo britannico “ostaggio” di Putin

Mosca risponde alle sanzioni occidentali per l’invasione dell’Ucraina con una ripicca. La Russia tiene infatti in “ostaggio” nel cosmodromo di Baikonur, nel Sud del Kazakistan, un razzo di un’operazione britannica che punta ad offrire connessione Internet ad alta velocità a tutto il mondo.

L’agenzia aerospaziale russa, il Roscosmos, ha lanciato un ultimatum a Londra, minacciando di sospendere il lancio dei satelliti dell’operatore OneWeb, in programma per sabato 5 marzo. La missione prevede infatti il lancio, tramite una capsula Soyuz operata dall’azienda britannica e dalla francese Arianespace, di 36 satelliti con l’obiettivo di aggiungersi ai 428 già in orbita. Insieme mirano a formare una “costellazione” di satelliti in grado di fornire accesso al web a tutto il pianeta indipendentemente dalle connessioni terrestri.

Ucraina, l’ultimatum di Mosca a Londra come ripicca per le sanzioni

In questi ultimi anni OneWeb ha mandato in orbita i suoi satelliti a gruppi di 34 o 36 alla volta utilizzando esclusivamente razzi Soyuz russi. I lanci sono partiti sempre da basi in Guyana francese o da quella kazaka di Baikonur, gestite dal Roscosmos. E, seguendo il modello Starlink della SpaceX di Elon Musk, l’azienda britannica punta ad implementare ulteriormente la sua flotta con 36 nuovi satelliti.

Foto Wikimedia Commons | NASA

Ma tutto ciò non sarà possibile se OneWeb non soddisferà due richieste del Cremlino. Richieste che la Russia ritiene di avanzare come risposta per “l’atteggiamento ostile della Gran Bretagna”. Vale a dire le sanzioni per aver invaso l’Ucraina, che già hanno causato degli scontri nella gestione del traffico aereo sull’asse Londra-Mosca.

La prima richiesta è il ritiro del governo britannico dal progetto. Londra è infatti azionista di maggioranza e detiene il 42,2% delle quote insieme all’indiana Bharti. Ne fa parte dal 2020, quando con un investimento di circa 500 milioni di dollari ha salvato la società dalla bancarotta, come ricorda The Verge.

La seconda richiesta mira invece ad ottenere “garanzie legali vincolanti che OneWeb non utilizzi questi satelliti per scopi militari e non offra questi servizi alle strutture militari”, spiega il Roscosmos in una nota. In particolare dopo l’esempio analogo della Starlink di Musk, scesa in campo in difesa dell’Ucraina. La stessa garanzia chiesta anche da Dmitry Rogozin, direttore generale dell’agenzia aerospaziale ed ex vice primo ministro della Federazione Russa dal 2011 al 2018.

Il governo guidato dal premier Boris Johnson avrà tempo fino alle 18.30 di venerdì 4 marzo per esaudire le richieste russe, altrimenti il lancio dei satelliti non avverrà. Roscosmos, comunque, assicura che il mancato lancio “non causerà danni economici” perché il razzo è già stato costruito e pagato. Lo riferisce l’agenzia Tass.

Foto Wikimedia Commons | Russian Presidential Press and Information Office

Nel frattempo, il dg dell’agenzia spaziale russa ha postato su Twitter un video in cui il personale del cosmodromo di Baikonur rimuove le bandiere di Usa, Giappone e Regno Unito dipinte sulla capsula Soyuz che dovrebbe portare in orbita i satelliti di OneWeb. “Hanno deciso che senza le bandiere di alcuni Paesi il nostro razzo sarebbe stato più bello”, ha commentato Rogozin.

Alessandro Boldrini

Classe 1998, laureato in Scienze Umanistiche per la Comunicazione alla Statale di Milano, sono giornalista pubblicista dal 2019. Mi occupo di cronaca nera, giudiziaria e inchieste sulla criminalità organizzata. Ho mosso i primi passi nella cronaca locale, fino a collaborare con il quotidiano statunitense The Wall Street Journal. Sono un attivista antimafia e partecipo come relatore ad assemblee pubbliche sul tema al fianco di magistrati ed esperti del settore. Amo il calcio, la musica, il cinema e la fotografia.

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