Trump, consensi in aumento nonostante le incriminazioni. I motivi

I guai giudiziari di Donald Trump – quattro incriminazioni collezionate nel giro di cinque mesi, l’ultima arrivata oggi dalla Georgia  – non sembrano scalfire la corsa dell’ex presidente Usa verso la Casa Bianca. Anzi, finora hanno galvanizzato l’elettorato repubblicano, convinto che il tycoon sia vittima di una “persecuzione” da parte dei magistrati.

Primarie repubblicane, Trump in vantaggio nei sondaggi

I sondaggi confermano il netto vantaggio di Trump sui rivali in vista delle primarie repubblicane per la nomination presidenziale. Secondo la media ponderata dei sondaggi elaborata il 14 agosto da FiveThirtyEight, con il 52,7 per cento dei consensi tra gli elettori del Gop l’ex presidente stacca di ben 39 punti il principale contendente, il governatore della Florida Ron DeSantis, che raccimola un modesto 14 per cento.

La rivelazione di co/efficient per il Daily Mail dello scorso 8 agosto dà all’ex presidente un vantaggio ancora maggiore, il 55 per cento dei consensi, 42 punti in più rispetto allo sfidante DeSantis, fermo al 13 per cento.

L’ex governatore del New Jersey Chris Christie invece è al 5 per cento, mentre l’ex vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pence è relegato ancora più in un fondo, in un gruppetto di candidati vari che, tutti insieme, raccolgono appena il 9 per cento.

Il sondaggio conferma che le incriminazioni non raffreddano la popolarità di Trump. Due terzi degli intervistati ritiene che le accuse mosse al tycoon siano un tentativo di “distrarre” dai presunti casi di corruzione che riguarderebbero la famiglia del presidente Joe Biden.

Anche la rilevazione condotta il 3 agosto da Ipsos per la Reuters conferma il vantaggio di Trump sul rivale DeSantis, con una forbice tra i due del 34 per cento.

I sostenitori di Trump: “Incriminazioni politicamente motivate”

Come spiega Clifford Young di Ipsos, consultato dalla Bbc, il legame fra Trump e i suoi sostenitore resta saldo: “Vedono il mondo attraverso i suoi occhi. La sua base pensa che sia stato trattato ingiustamente e che le incriminazione siano politicamente motivate”.

Una spiegazione confortata dai sondaggi. Secondo la rivelazione condotta a giugno da CBS News, il 76 per cento dei potenziali elettori alle primarie repubblicane pensa che l’incriminazione per i documenti riservati trafugati a Mar-a-Lago sia stata “politicamente emotiva” mentre il 61 per cento dei sostenitori del Gop afferma che le incriminazioni non hanno influenzato il modo in cui vedono Trump e per un 14 per cento addirittura gli hanno fatto guadagnare punti.

Il governatore della Florida Ron DeSantis, candidato alle primarie repubblicane
Foto ANSA

La percentuale di chi pensa, tra gli elettori conservatori, che la vittoria di Joe Biden alle presidenziali nel 2020 sia stata “illegittima” a giugno è salita al 69 per cento, in crescita di 6 punti rispetto a sei mesi prima, secondo il sondaggio condotta dalla Cnn.

Donald Trump gongola. “Grandi sondaggi appena usciti. Guido di 40, 50 e persino 60 punti in Iowa, New Hampshire e in South Carolina”, scrive sulla sua piattaforma social, Truth, commentando i dati sulle primarie repubblicane di alcuni Stati. “Guido su Biden alla grande. DeSanctimonious sta crollando. Forse il partito dovrebbe riunirsi?”, ironizza alludendo al governatore della Florida DeSantis, ribattezzato DeSanctimonious, dall’inglese “sanctimonious”, cioè ipocrita.

Elezioni presidenziali, testa a testa fra Trump e Biden

Intanto in vista delle elezioni presidenziali, i sondaggi danno Trump e Biden testa a testa. Secondo un sondaggio Economist-YouGov, con il 44 per cento dei consensi l’attuale inquilino della Casa Bianca prevale di quattro punti sul rivale repubblicano, fermo al 40 per cento. Una forbice che secondo la rivelazioni condotta alla fine di luglio da Mornig Consult si ridurrebbe addirittura a soli 2 punti percentuali (43 a 41 per cento).

I processi di Trump: quattro incriminazione per l’ex presidente

Intanto la situazione giudiziaria di Donald Trump continua a complicarsi ulteriormente. Dopo le accuse per il pagamento all’attrice di film porno Stormy Daniels, le carte riservate di Mar-a-Lago e l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021, oggi è arrivata la quarta incriminazione per l’ex presidente Usa.

Si tratta dell’accusa formulata dalla procuratrice distrettuale della Contea di Fulton, in Georgia, lo Stato dove Trump avrebbe tentato di ribaltare il risultato elettorale del 2020 provando, fra le altre cose, a convincere il segretario di Stato Brad Raffensperger a “trovare” gli “11mila voti” che gli mancavano per ribaltare il voto in suo favore. L’ex presidente, incriminato  in associazione con altre 18 persone, dovrà presentarsi nuovamente in aula per le formalità di rito entro il 25 agosto,

Anche stavolta è improbabile che l’incriminazione possa minacciare la fiducia che una parte consistente dell’elettorato repubblicano nutre nei confronti dell’ex inquilino della Casa Bianca.

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