Si schianta il jet di Prigozhin, chi è il capo della Wagner nemico di Putin

Era diventato il rompicapo di tutti gli analisti del Cremlino il salvacondotto riservato al capo della Wagner, “esiliato” in Bielorussia dopo la fallita “marcia” su Mosca dello scorso 24 giugno. Perché un simile trattamento di favore a un traditore della Patria?, si chiedevano in molti col pensiero rivolto a “nemici” eccellenti – da Alexey Navalny a Alexander Litvinenko, da Boris Nemcov a Anna Politkovskaya – a cui è toccata ben altra sorte. Nella serata di ieri, a due mesi esatti dal temuto golpe,  la “vendetta” a freddo di Putin è arrivata e la sfida di Yevgeny Prigozhin allo Zar è giunta al capolinea.

L’ex galeotto diventato miliardario è morto quando il jet privato su cui viaggiava si è schiantato, attorno alle 18:20 locali, tra Mosca e San Pietroburgo. “Abbattuto dalla contraerea russa”, secondo quanto afferma il canale Telegram vicino alla Wagner Grey Zone. “Il capo del gruppo Wagner, eroe della Russia e vero patriota, Yevgeny Viktorovich Prigozhin, è morto a causa delle azioni dei traditori della Russia. Ma anche all’Inferno sarà il migliore! Gloria alla Russia!”, si legge.

Assieme al capo della compagnia di miliziani, ha perso la vita il comandante militare della Wagner, Dmitry Utkin, veterano delle guerre in Cecenia e ex ufficiale del Gru, il temuto servizio d’intelligence militare russo. A dare conferma della morte è stata l’Agenzia federale russa per il trasporto aereo Rosaviatsia.

Le reazioni di Usa e Ucraina: “Dietro c’è la mano di Putin”

La prima reazione a livello internazionale è arrivata dal presidente americano Joe Biden, che ha puntato immediatamente il dito contro il Cremlino: “Non sono sorpreso. Non c’è molto di quello che accade in Russia in cui Putin non sia dietro“, ha commentato l’inquinino della Casa Bianca.

Nessun dubbio sui mandanti nemmeno da parte di Kiev: “È  ovvio che Putin non perdona nessuno“, ha scritto su Twitter il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak. Per poi aggiungere che “l’eliminazione dimostrativa di Prigozhin e del comando Wagner due mesi dopo il tentativo di golpe è un segnale di Putin alle élite russe in vista delle elezioni del 2024. Attenzione! La slealtà equivale alla morte”.

Lo schianto del jet in è morto il capo della Wagner Evgeny Prigozhin
Foto ANSA/ROSAVIATSIA

Lo schianto del jet con a bordo 10 persone

I servizi d’emergenza hanno riferito che a bordo dell’aereo che si è schiantato – un Embraer Legacy 600 – c’erano 10 persone, 7 passeggeri e 3 membri dell’equipaggio. Nessuno sarebbe sopravvissuto. In un secondo momento gli stessi servizi d’emergenza, citati dall’agenzia di stampa statale Ria Novosti, hanno fatto sapere che sono stati recuperati solo 8 corpi senza vita.

La notizia aveva alimentato i dubbi e faceva il paio con l’annuncio dato da Grey Zone secondo cui un altro jet dello stesso Prigozhin in volo sulla regione era atterrato in un aeroporto vicino a Mosca senza riportare danni. Non si poteva dunque escludere l’ipotesi che il capo della Wagner fosse a bordo del secondo velivolo. Poi però è arrivata la conferma della morte.

L’aereo su cui si trovava effettivamente Prigozhin, scomparso dai radar alle 18:20 ora locale (le 17:20 in Italia), è precipitato nella regione di Tver, vicino al villaggio di Kuzhenkino. Grey Zone ha diffuso un video in cui si vede il jet precipitare verticalmente mentre dalla carlinga si sprigiona un denso fumo.

Nel cielo blu si nota un altro sbuffo di fumo bianco, che secondo la stessa fonte sarebbe stato prodotto dall’impatto di uno o più proiettili della contraerea contro il velivolo. “Prima che l’aereo si schiantasse, i residenti locali hanno sentito due raffiche di difese aeree e ciò è confermato dalle scie di condensazione nel cielo in uno dei video, così come dalle parole di testimoni oculari diretti”, scrive Grey Zone.

Le ultime immagini del capo della Wagner

Le ultime immagini di Prigozhin risalgono a due giorni fa, quando il calale Telegram vicino al gruppo aveva diffuso un video in cui il capo della Wagner affermava di essere in Africa insieme ai suoi miliziani impegnati in “attività di ricognizione e ricerca per rendere la Russia ancora più grande in ogni continente”. Prigozhin aveva aggiunto che il Gruppo Wagner stava continuando a “svolgere i compiti assegnati”.

Chi era Evgeny Prigozhin

L’ascesa al potere di Evgeny Prigozhin inizia da un chiosco di hot dog a San Pietroburgo. Appena uscito di galera, neanche 30enne, il futuro capo della Wagner espande rapidamente il business  aprendo una serie di ristoranti e poi una società di catering per il Cremlino e l’esercito.

È così che Prigozhin entra nelle stanze del potere, guadagnandosi il soprannome di ‘chef di Putin’. Risale al 2014 la fondazione della potente brigata Wagner, divenuta in breve tempo il braccio armato del presidente russo che, nella sua veste di milizia privata, interviene in Siria, in Libia, in Africa e infine in Ucraina. Fino all’epilogo di ieri con la morte di Prigozhin trasformatosi in nemico numero uno dello zar dopo il tentato ammutinamento del 24 giugno.

Nato nella stessa città del presidente russo, San Pietroburgo, nel 1961, Prigozhin aveva nove anni in meno di Putin. La prima condanna arriva nel 1981, quando è appena ventenne: 13 anni di carcere, poi ridotti a nove, per furto e altri crimini, secondo quanto ricostruisce il sito investigativo Meduza.

Tornato in libertà, decide di star lontano dai guai e apre il chiosco grazie all’aiuto del padre. Gli affari vanno bene e così Prigozhin decide di aprire un primo ristorante, ‘La vecchia dogana’, a cui in breve segue un secondo locale, stavolta di lusso, sulla Neva, il ‘New Island’. E’ lì che avviene l’incontro col presidente russo. Il business dello chef di Putin è in piena ascesa. Apre diverse società di catering al servizio dei militari e delle mense del potere.

E poi allarga il raggio di azione diversificando l’attività. Avvia una fabbrica di “troll” online che, secondo gli Usa e le cancellerie europee, avrebbe interferito pesantemente nelle elezioni americane e in altri Paesi alleati.

Dmitry Utkin, cofondatore della Wagner
Foto Telegram GREY ZONE

La creatura più famosa di Prigozhin resta però la brigata Wagner. Fondata nove anni insieme a Dmitry Utkin, la compagnia paramilitare non è inquadrata istituzionalmente nell’esercito russo ma riceve copiosi finanziamenti dal Cremlino.

Negli anni il gruppo estende i propri tentacoli in Medio Oriente, in Libia, nell’Africa sub-sahariana. E, con l’inizio dell’invasione russa, il 24 febbraio 2022, lo chef di Putin diventa uno dei protagonisti della guerra in Ucraina.

In primavera Prigozhin si fa fotografare in mimetica nel Donbass mettendo in chiaro che l’operazione speciale si regge sugli uomini schierati dalla Wagner. Dall’Ucraina i video dello chef di Putin aumentano esponenzialmente, così come le intemperanze nei confronti del Cremlino. Si Moltiplicano le invettive contro le colombe russe e i vertici militari, a partire dal ministro della Difesa Sergei Shoigu, colpevole a suo dire di aver abbandonato la brigata sul fronte di Bakhmut senza munizioni né supporto aereo.

È l’inizio della fine dell’idillio tra Prigozhin e lo zar. La marcia degli ammutinati verso Mosca del 24 giugno segna il punto di non ritorno. Da quel giorno inizia il conto alla rovescia per il capo della Wagner fino al drammatico epilogo di ieri sera.

Licenziato il capo delle forze aerospaziali Surovikin

Intanto oggi è arrivata la notizia del siluramento di un altro pezzo grosso delle forze armate russe. Secondo quanto riporta Ria Novosti, il Cremlino ha rimosso dal comando delle forze aerospaziali russe il generale Serghei Surovikin, dopo che negli ultimi due mesi erano circolate voci, mai confermate, di un suo licenziamento e addirittura di un arresto per un presunto sostegno al tentato ammutinamento della Wagner.

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