A San Marino l’aborto è punito con il carcere: il referendum dopo 150 anni

Situato al confine tra Marche ed Emilia Romagna, con una popolazione di circa trentacinquemila abitanti, San Marino è il Texas d’Italia. Insieme a Malta e Andorra, è infatti uno dei tre paesi europei dove l’aborto è completamente vietato. Lo stabilisce una legge del 1865. Ma un referendum voluto dalle donne di San Marino potrebbe finalmente cambiare le carte in tavola dopo oltre 150 anni.

Referendum San Marino: al via il voto

Domenica 26 settembre, i cittadini del terzo stato più piccolo in Europa saranno infatti chiamati a votare lo storico referendum sulla depenalizzazione dell’aborto. Se vincesse il sì, le donne di San Marino avranno, per la prima volta, la possibilità di interrompere volontariamente la gravidanza entro la dodicesima settimana di gravidanza.  Se la mamma è in pericolo di vita o vi sono anomalie nel feto, la gravidanza potrà interrompersi anche dopo la dodicesima settimana.

Chi abortisce rischia fino a tre anni di carcere

Attualmente, a San Marino, l’aborto è punito con la prigionia di secondo grado, quindi da sei mesi a tre anni, sia per la donna, sia per chi vi concorre o lo procura. Se l’aborto è compiuto per “motivo d’onore“, come recita l’articolo 154, la pena prevede la prigionia di primo grado, quindi da tre mesi a un anno. Questa clausola riguarda soltanto la donna libera dal vincolo matrimoniale. Queste leggi risalgono al 1865 e da allora sono rimaste pressoché invariate. In caso di necessità, alle donne di San Marino, non resta dunque che oltrepassare i confini e rivolgersi a ospedali vicini. Quindi, nelle Marche o in Emilia Romagna, dove viene applicata la legge italiana. Oltre a dover agire clandestinamente, le donne devono sostenere da sole tutte le spese sanitarie, pari a circa duemila euro, che non vengono in alcun modo rimborsate dal servizio sanitario di San Marino.

Che cosa chiedono le donne di San Marino

Ormai da anni le donne di San Marino si battono per cambiare lo status quo. In prima linea vi sono le attiviste dell’Unione Donne Sammarinesi, un’associazione femminista nata negli anni Settanta, con lo scopo di rivendicare il diritto all’aborto delle donne. Dopo aver condotto una fitta campagna informativa, le attiviste hanno raccolto le firme necessarie per proporre il referendum. Alla vigilia del voto, le donne di San Marino sono speranzose e auspicano finalmente la vittoria del sì. Oltre alla depenalizzazione dell’aborto, si chiede un accesso facile e gratuito ai più moderni contraccettivi femminili e maschili, compresi quelli di emergenza, la spirale gratuita e  l’educazione sessuale nelle scuole.

 

 

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