Perché l’anguria è diventato il simbolo della Palestina sui social?

Nelle ultime settimane, quelle dopo l’attacco di Hamas in Israele del 7 ottobre 2023, il conflitto si è trasferito anche sui social, con hashtag affini, riflessioni, post di sensibilizzazione.

In particolare, tra i vari fenomeni social relativi al Medio Oriente, stiamo assistendo ad una cospicua presenza di emoji che raggifurano l’anguria, come simbolo della Palestina.

Scopriamo insieme il perché.

Il conflitto israelo-palestinese abita anche i social

Tra i vari discorsi, le immagini, i video drammatici che stanno “raffigurando” il confitto israelo-palestinese su Instagram, X e TikTok, c’è anche una precisa emoji, che in questo caso assume il ruolo di supporto alla Palestina.

L’anguria è da tempo il simbolo utilizzato in rete per rappresentare la resistenza palestinese alla presenza israeliana e, ora che le piattaforme si sono dimostrate piuttosto restie sulla circolazione di contenuti relativi al conflitto.

L’Unione Europea, nel caso di questa porzione del mondo, ha prontamente emanato un provvedimento atto a monitorare la circolazione di fake news, di post riconducibili all’odio, e contenuti sensibili per un pubblico non adulto

Gli stessi colori della bandiera palestinese

Gli utenti stanno dunque utilizzando l’emoji dell’anguria in sostituzione della bandiera della Palestina per dimostrare il proprio supporto ai civili di Gaza, soprattutto perché il frutto presenta gli stessi colori: il rosso, il verde e il nero.

Una soluzione alquanto diffusa, considerando che su TikTok l’hashtag associato all’emoji vanta oltre un miliardo di visualizzazioni.

Il filtro per fare beneficenza

Non solo, pochi giorni fa l’emoji dell’anguria ha attirato ulteriore attenzione degli utenti, soprattutto su TikTok, dopo che una creator ha lanciato un filtro che vede come protagonista proprio una fetta di anguria, promettendo di donare i proventi derivanti dall’uso del filtro “a enti di beneficenza che forniscono aiuti a Gaza”.

Nel giro di pochi giorni il filtro pensato, creato e diffuso da Jourdan Louise è diventato virale, tanto da comparire in più di 620.000 video condivisi dagli utenti sulla piattaforma.

Un successo incredibile, e anche una mossa tanto intelligente quanto generosa, che ha permesso alla creator di raccogliere una cifra modesta – ma significativa – da destinare ai palestinesi in difficoltà.

Ma i semi dell’anguria risalgono agli anni ‘60

Tuttavia, il simbolismo dell’anguria per la Palestina esiste da molto tempo prima del filtro ideato dalla giovane Jourdan Louise.

Tutto è cominciato nel 1967, quando le autorità israeliane hanno emesso per la prima volta un ordine che criminalizzava i raduni tra palestinesi che potevano essere interpretati come “politici”. Lo stesso vietava anche l’esposizione di bandiere e/o la pubblicazione di opere politiche a sostegno di Gaza.

È stato allora che, per aggirare il divieto, i palestinesi hanno cominciato a utilizzare i colori nazionali al posto della bandiera, ottenendo una reazione spropositata e spietata dall’esercito israeliano, che prese di mira tutti gli artisti che utilizzavano i colori nero, rosso e verde nelle loro opere.

La ribellione dell’artista Issam Badr del 1980

Non è chiaro se in quel periodo l’anguria fosse già utilizzata come simbolo della resistenza palestinese, tra i vari oggetti che riportano effettivamente i colori precisi della bandiera del Paese, ma nel 2021 il The National ha riportato un episodio significativo al riguardo, risalente a più di 40 anni fa.

Nel 1980, l’esercito israeliano chiuse una mostra in Palestina per i motivi menzionati sopra, quando l’artista Issam Badr chiese a un ufficiale “E se volessi solo dipingere un’anguria?”, dando così inizio a una lunga tradizione di simboli ed emoji con quei colori, e specificatamente con quel frutto.

Resistenze palestinese con cartelli e bandiere
Foto Pexels | @MohammedAbubakr – Newsby.it

Gli ultimi divieti imposti da Israele e non solo

Per questi motivi e aneddoti storici, non c’è da stupirsi che, a distanza di più di quattro decenni, l’anguria ora si diffonda sui social social per rappresentare il sostegno ai civili di Gaza nella guerra con Israele.

Tale stratagemma, nel corso di quest’anno, non poteva che rafforzarsi, dato che a partire da gennaio 2023 le autorità israeliane hanno imposto il divieto di esporre pubblicamente le bandiere palestinesi.

Non solo, più di recente, da quando il conflitto si è fatto più evidente per tutti (nonostante si tratti di una guerra che dura e fa vittime da decenni) anche Stati come il Regno Unito e Singapore hanno vietato l’esposizione di simboli legati al conflitto, e non è detto che la lista non si allunghi a breve.

Cambiano i canali, non le intenzioni

Così, rimane una sola possibilità – un’opzione creativa, virale, e resa “irriverente” solo dalle decisioni dei Paesi citati: usare l’emoji dell’anguria per esprimere il supporto alla Palestina.

Sono cambiati i canali d’espressione e condivisione, ma non le intenzioni. E questo comporta anche un aspetto interessante: è più facile far chiudere i battenti di una mostra, che riuscire ad ammutolire il sostegno di milioni e milioni di utenti.

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