Pegasus, spiati anche i telefoni degli attivisti palestinesi

Degli esperti di sicurezza informatica hanno scoperto che Pegasus, il software della società israeliana NSO Group, ha spiato anche i cellulari di sei attivisti per i diritti umani palestinesi. Lo riporta l’Associated Press. Nei mesi scorsi un’inchiesta di diversi media internazionali aveva rivelato che lo spyware era stato utilizzato da diversi governi per mettere sotto controllo 50mila numeri di telefono, fra i quali quelli di molti attivisti, dissidenti politici e giornalisti.

Cos’è il software Pegasus

L’attività di spionaggio ha coinvolto 50 Paesi in tutto il mondo, dal Messico all’Arabia Saudita, fin dal 2015. Tramite il software Pegasus è possibile monitorare in tempo reale tutta l’attività dello smartphone su cui è presente, comprese eventuali comunicazioni. Come spiega l’Ap, non è ancora chiaro chi abbia installato lo spyware sui cellulari dei sei attivisti palestinesi. Lo conferma anche Mohammed al-Maskati, il ricercatore della irlandese Frontline Defenders che per primo ha fatto la scoperta.

I sospetti di terrorismo

Il Ministero della Difesa di Israele sospetta che tre dei sei attivisti sono affiliati a un gruppo di terroristi; anche se la decisione è oggetto di numerose critiche a livello internazionale. Israele, scrive sempre l’Ap, finora non ha infatti fornito prove sufficienti per dimostrare le accuse di terrorismo contro sei organizzazioni palestinesi. Stando a quanto riportato, almeno due delle vittime ritengono Israele il principale sospettato dello spionaggio con Pegasus ai loro danni.

Israele nega e si difende

La notizia, finora, è stata confermata anche da esperti informatici di Amnesty International e del Citizen Lab dell’Università di Toronto. Dal canto suo, invece, Israele si è difeso – tramite un ufficiale della Difesa – sostenendo che i sospetti dell’utilizzo del software-spia sia infondato. Nel frattempo, la scorsa settimana l’Amministrazione Biden ha inserito la NSO Group nella lista nera del Dipartimento del Commercio. D’ora in avanti, le aziende Usa non potranno più intrattenere rapporti commerciali con l’azienda israeliana.

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