Migranti, il pugno duro di Biden (che usa la legge voluta da Trump)

In tutto il mondo pandemia è sinonimo di crisi. Crisi sanitaria, economica, sociale. Ma anche umanitaria: il caso più lampante è forse quello degli Stati Uniti che, in queste settimane, stanno assistendo a un’ondata di arrivi di migranti dai confini a Sud del Paese.

Una situazione complessa, soprattutto per l’Amministrazione di Joe Biden, di fatto schiacciata fra posizioni opposte: da un lato quella dei Democratici e delle organizzazioni umanitarie, che spingono per una maggiore tolleranza rispetto all’era Trump; dall’altro quello dell’opposizione repubblicana, che invece critica la gestione della situazione ai confini.

Migranti, la politica bifronte di Biden

Ecco perché, finora, la Casa Bianca ha adottato una linea piuttosto ambivalente. Da un lato, ad esempio, Biden ha aumentato il numero di rifugiati ammessi negli Usa, che sono più che quadruplicati (62.500) rispetto alla presidenza di Donald J. Trump (15mila). Dall’altro lato, invece, sono aumentate le espulsioni di migranti dal Paese.

Come riporta il New York Times, infatti, visti i continui arrivi (soprattutto dal Messico), la Casa Bianca ha deciso di mantenere ancora in vigore il cosiddetto Titolo 42 del Codice Usa. La notizia, scrive sempre il Nyt, è stata confermata dai Cdc, i Centers for Disease Control and Prevention, il principale organismo di controllo della sanità americana.

Le espulsioni grazie al Titolo 42

Il Titolo 42 è un ordine emesso dal segretario per la Sicurezza interna dell’allora Amministrazione Trump per limitare gli accessi agli Stati Uniti nel corso della pandemia. L’ordine prevede infatti il divieto di tutti i viaggi “non essenziali” per limitare il rischio di contagio. Secondo i Cdc, l’eccessivo ingresso di migranti dai confini con Messico o Canada potrebbe “creare un serio pericolo” dal punto di vista sanitario.

Proprio grazie al Titolo 42, durante l’era Trump la polizia di frontiera aveva avuto la copertura legale necessaria per eseguire espulsioni sommarie di centinaia di migliaia di persone. A gennaio 2021, prima dell’insediamento di Biden alla Casa Bianca, le espulsioni erano 64.613. A maggio 2021, stando ai dati del Dipartimento di Sicurezza interna, sono state 112.958. Quasi il doppio rispetto all’era Trump.

Titolo 42 e migranti: le reazioni

Tutto ciò nonostante gli annunci dei mesi precedenti di Biden, che ipotizzava una rivoluzione pressoché totale del sistema del tycoon. Soltanto a giugno, infatti, fonti vicine all’Amministrazione parlavano addirittura della cancellazione del Titolo 42. Cosa che, invece, non è avvenuta. Anzi, l’ipotesi più plausibile è che venga esteso almeno fino alla fine dell’anno in corso.

E questo, come anticipato, non ha fatto altro che generare dure reazioni. I Repubblicani, ad esempio, vedono di buon occhio l’estensione del Titolo 42, che vorrebbero prolungare anche oltre il 2021. Allo stesso tempo, però, mantenendo in vigore le politiche di Trump l’attuale Amministrazione contribuisce ad alimentare la retorica del Gop sui temi migratori e sulla crisi al confine Sud. E ciò significa una vittoria politica.

Aclu sul piede di guerra

Ma ci sono anche le reazioni sociali. Come quella dell’American Civil Liberties Union (Aclu), che ha deciso di fare causa alla presidenza Usa per arrivare alla rimozione delle politiche migratorie di Trump. “È chiaro che non c’è l’intenzione immediata di farlo”, commenta l’avvocato Lee Gelernt, che rappresenta Aclu nella causa.

“Il Governo – aggiunge Gelernt al Nyt – ha dichiarato pubblicamente più volte che sarebbe servito del tempo per ricostruire il sistema di accoglienza smantellato dall’Amministrazione precedente. Gli abbiamo concesso sette mesi. Ora il tempo è scaduto”.

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