La crisi israeliana potrebbe portare a dei rischi energetici

La guerra tra Israele e Palestina è appena iniziata e l’impressione, purtroppo, è che non avrà durata breve. L’attacco sferrato da Hamas avrà strascichi per molto tempo e potrebbe avere, come accaduto con l’invasione russa dell’Ucraina, conseguenze anche a livello economico. In un mondo iperconnesso è, infatti, impensabile che gli effetti di un conflitto non si riflettano anche su Paesi diversi da quelli coinvolti direttamente nello scontro armato. L’attenzione, in queste prime ore, è puntata sull’energia e sugli effetti che il conflitto in Medio Oriente potrebbe portare in dote.

Crisi israeliana e rischi energetici: cosa succede?

Il conflitto, dicevamo, è soltanto all’inizio, ma qualcosa sembra già intravedersi sui mercati internazionali. Ad Amsterdam, punto di riferimento per il gas, il prezzo del gas ha già superato i 40 euro. Il rischio di un conflitto aspro e duraturo in Medio Oriente spinge il barile del 5% con il Wti che torna in area 86 dollari. “Così come è accaduto per la guerra di Russia in Ucraina per il gas, così potrebbe accadere di nuovo perché da quei paesi dal Nord Africa arrivano altre risorse – ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso parlando a Rai News 24 – Dobbiamo capire anche se dobbiamo pensare all’autonomia energetica del nostro Paese“.

Il ministro Urso
Immagine | Newsby.it

Il punto di vista di Davide Tabarelli

Sul tema è intervenuto anche il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, intervistato da La Stampa. “La situazione è preoccupante, seppure non allarmante come accaduto 50 anni fa quando l’Europa e l’Italia vissero un vero e proprio choc energetico – ha evidenziato – L’Arabia Saudita che all’epoca decise l’embargo ora è dalla nostra parte. Detto ciò siamo ancora e sempre più dipendenti da gas e dall’energia sia dal Medio Oriente che dal Nord Africa e non va bene“. Un tema centrale, come sempre in queste occasioni, è la dipendenza energetica dell’Europa e dell’Italia che non si è particolarmente ridotta in questi anni, nonostante i numerosi problemi riscontrati, non ultimo quello del conflitto in Ucraina. “La dipendenza energetica dell’Europa è del 55% in generale, mentre su petrolio e gas raggiungiamo picchi del 70% – ha proseguito Tabarelli – Cinquant’anni fa eravamo dipendenti per l’83%, ora siamo al 77%. Non è che sia cambiato molto, anzi. Nel frattempo siamo rimasti sempre più agganciati alle autocrazie dell’energia: la Russia prima, il Medio Oriente da sempre. Noi con le nostre bollette paghiamo le armi all’Iran. Da dove pensa che arrivino i soldi di quei 5 mila razzi lanciati contro Israele da Hamas“.

Cosa potrebbe succedere?

Al di là delle parole dure del presidente di Nomisma, i mercati, ancora una volta, si stanno mostrando particolarmente sensibili e gli effetti sulle tasche degli italiani potrebbero essere notevoli. Tra i temi importanti da capire, anche se è ancora prematuro fare previsioni, c’è la posizione che prenderanno i Paesi arabi su quanto sta accadendo a Gaza e dintorni. Il panorama rispetto al 1973 è notevolmente cambiato, ma lo stesso non si può dire degli effetti che la guerra potrebbe avere per quanto riguarda l’energia. E se dovesse arrivare una tempesta perfetta, come quella ucraina, l’impatto economico potrebbe davvero fare paura.

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