Hong Kong, arrestati 4 attivisti di Piazza Tienanmen: il tweet di addio

Quattro attivisti pro-democrazia sono stati arrestati alle prime ore dell’alba di questa mattina a Hong Kong. Ma quali ragioni si nascondono dietro l’arresto? Le persone arrestate fanno tutte parte di un’associazione che ogni anno organizza una veglia di commemorazione della strage di Piazza Tienanmen. Negli ultimi due anni la veglia era stata vietata. Il motivo ufficiale era legato alla prevenzione della pandemia da coronavirus, ma gli arresti di questa mattina fanno pensare a una situazione ben diversa. La notizia giunge in un contesto di crescente repressione nei confronti di gruppi politici, professionali e della società civile.

Hong Kong, chi sono gli attivisti arrestati

Le persone arrestate sono Chow Hang-tung, Leung Kam-wai, Tang Ngok-kwan e Chan Dor-wai. Sono tutte accusate di collusione con paesi stranieri e di aver violato la legge sulla sicurezza nazionale. Approvata nel giugno del 2020 dalla Cina, la legge ha privato la regione amministrativa speciale di Hong Kong delle innumerevoli autonomie conquistate nel corso degli anni. Gli arresti sono avvenuti dopo che la polizia ha richiesto all’associazione di fornire informazioni sulle sue finanze e operazioni nell’ambito di un’indagine volta a indagare i suoi legami con le potenze straniere. Ma l’associazione ha rifiutato di assecondare le richieste della polizia, oltre ad accusare le forze dell’ordine di abusare del proprio potere e di minacciare i gruppi pro-democrazia.

Chow Hang-tung: “Qualche parole di addio?”

Chow Hang-tung, vicepresidente dell’organizzazione, è stata arrestata nel suo ufficio in uno dei quartieri centrali di Hong Kong, secondo i media locali. La vicepresidente aveva precedentemente pubblicato un post su Facebook, dicendo che i poliziotti erano fuori dalla sua porta e stavano tentando di decifrare il codice della porta. “Qualche parola di addio per me?“, aveva commentato Chow Hang-tung.

Le veglie per Tienanmen minacciate da una legge

L’organizzazione si è formata trentadue anni fa all’indomani delle proteste studentesche in Cina, quando centinaia di manifestanti furono uccisi a Pechino dall’esercito cinese.  Negli anni successivi, in occasione dell’anniversario del massacro di piazza Tiananmen, gli attivisti hanno organizzato veglie annuali a lume di candela. Ogni 4 giugno migliaia di persone partecipavano alla veglia in ricordo degli studenti caduti nella strage del 1989. Ma il timore è che la legge sulla sicurezza nazionale possa fermare per sempre le commemorazioni di Piazza Tienanmen. Chi trasgredisce la legge sulla sicurezza per reati legati alla sovversione, al terrorismo o alla collusione con potenze straniere, rischia infatti pene fino all’ergastolo. Per Samuel Chu, attivista statunitense con sede a Hong Kong, “la legge sulla sicurezza si è rivelata l’arma perfetta contro la società civile”, costringendo i cittadini e le organizzazioni all’autocensura.

 

 

 

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