Discriminazioni basate sul credo religioso, una giornata per ricordare le vittime

In occasione della Giornata Internazionale della commemorazione delle vittime di atti di violenza basati sulla religione o sul credo, molti personaggi pubblici e politici hanno voluto esprimere la loro solidarietà verso tutte le vittime di persecuzioni, ovunque si trovino. Il diritto alla libertà religiosa è radicato nella dignità della persona umana in quanto essere spirituale, relazionale e aperto al trascendente. Questo diritto, però, ancora oggi, purtroppo, non è sempre rispettato.

I numeri delle persecuzioni basate sulla religione in tutto il mondo

Circa uno su sette dei cristiani globali è esposto a rischi, con proporzioni di uno su cinque in Africa, due su cinque in Asia e uno su quindici in America Latina. Nel mondo, oltre 360 milioni di cristiani affrontano persecuzioni e discriminazioni a causa della loro fede.

L’Afghanistan è attualmente considerato il paese più pericoloso per i cristiani, seguito da Corea del Nord, Somalia, Libia, Eritrea, Nigeria, Pakistan, Iran, India e Arabia Saudita, per citarne alcuni, secondo la classifica World Watch List 2022 di Open Doors/Porte Aperte.

Purtroppo, sono molte le storie, in giro per il mondo, di religiosi perseguitati.

Il 17 maggio 2023, Ariful, un bambino di otto anni di Dhaka, in Bangladesh, è stato ricoverato in ospedale con gravi ustioni in diverse parti del corpo. I suoi genitori, ex-musulmani convertiti al cristianesimo, erano al lavoro quando i vicini si sono presentati davanti a casa loro. Volevano sfrattare l’intera famiglia. Trovato il bambino solo, gli hanno versato acqua bollente sulla testa. Dopo 10 giorni di cure mediche del figlio, fortemente traumatizzato dall’accaduto, il padre ha denunciato i responsabili, ma le autorità non hanno agito.

Donna cristiana prega in una chiesa
Imagine | Pixabay @Jaap2 – Newsby.it

In Uganda, il 16 giugno 2023, un gruppo di militanti islamici delle Forze Democratiche Alleate (ADF) ha fatto irruzione nei dormitori della scuola di Lhubiriha, a Mpondwe, nell’ovest del paese, uccidendo in modo brutale 37 studenti e quattro abitanti del villaggio. Altri studenti sono stati rapiti.

In Colombia, invece, i cristiani sono stati intrappolati tra fazioni e attività ostili per decenni. I leader cristiani che si oppongono ai gruppi criminali vengono minacciati, attaccati o uccisi.

L’anno in corso ha visto un notevole incremento nelle uccisioni di cristiani a causa della fede, con un aumento superiore al 23% rispetto al rapporto precedente di Open Doors. La violenza è particolarmente concentrata nell’Africa sub-sahariana, dove la Nigeria è al centro dei massacri. Nel frattempo, gli attacchi alle chiese sono aumentati del 14%, mentre detenzioni e arresti sono cresciuti del 44%, principalmente in India.

Oltre alla violenza esplicita, emerge sempre più spesso una forma di “persecuzione educata“, che opera in modo quasi legale e colpisce la libertà religiosa e di coscienza. Questa imposizione ideologica costringe le religioni al silenzio. Accanto agli atti violenti, vengono inflitte vessazioni quotidiane alle comunità cristiane, tra cui mancate autorizzazioni per le chiese, controlli centralizzati ispirati al modello cinese, discriminazioni sul lavoro e pressioni per rinunciare alla fede.

Nonostante i cristiani costituiscano ancora la maggioranza delle vittime, non possiamo ignorare le persecuzioni contro 30,4 milioni di musulmani in Cina e Myanmar, con i casi noti delle etnie uiguri in Cina e dei rohingya in Myanmar.

È necessario riconoscere che dietro ogni cifra si cela una storia, una persona. La libertà religiosa non è solo il culto, ma anche il rispetto delle differenze e il riconoscimento dell’altro come fratello. Questo impegno dovrebbe unire tutti, indipendentemente dalla fede o cittadinanza, per garantire uguale libertà e dignità a tutti. Combattere l’intolleranza religiosa, la discriminazione e la violenza è una priorità che coinvolge gli Stati e la comunità internazionale, affinché tutti possano scegliere, praticare e professare una religione senza discriminazioni.

Lo scorso anno, attraverso un comunicato stampa, l’Unione Europea ha sottolineato l’importanza di preservare e proteggere siti di valore religioso e luoghi di culto, soprattutto quando gruppi di individui si riuniscono in tali luoghi e sono a rischio. L’UE ha condannato fermamente ogni atto di distruzione illegittima del patrimonio culturale, spesso perpetrato in concomitanza o seguito da conflitti armati in varie parti del mondo o come conseguenza di attacchi terroristici. Ha richiesto anche di evitare ogni forma di utilizzo illecito del potere militare o attacchi contro beni culturali.

La religione non può essere strumentalizzata per giustificare violazioni dei diritti umani o per incitare alla violenza. Indipendentemente dalla posizione geografica, dalla ragione o dal contesto, la violenza, la discriminazione e l’intimidazione basate sulla religione o sul credo devono essere fermate immediatamente.

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