MONDO

Danimarca: due patrioti danesi danno fuoco al Corano, non è reato

Ieri, lunedì 24 luglio 2023, due manifestanti appartenenti al gruppo che si fa chiamare Patrioti Danesi hanno calpestato e dato fuoco una copia del libro sacro dell’Islam, il Corano, davanti all’ambasciata irachena a Copenaghen, capitale della Danimarca.

Poco dopo l’incidente il ministero degli Esteri iracheno ha invitato le autorità dei Paesi dell’Unione Europea a riconsiderare rapidamente la cosidetta libertà di espressione e diritto di manifestare, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa statale irachena INA.

Il Corano incendiato a Copenaghen non è reato in Danimarca

“Le persone beneficiano di un’ampia libertà di parola quando manifestano”, dichiara la professoressa di diritto dell’Università di Copenhagen Trine Baumbach, spiegando le leggi danesi. “Non comprende solo l’espressione verbale. Le persone possono esprimersi in vari modi, ad esempio bruciando oggetti”.

Foto | EPA/Thomas Sjoerup – Newsby.it

I Patrioti danesi, ultranazionalisti e di estrema destra, hanno organizzato una manifestazione simile la settimana scorsa e hanno trasmesso gli eventi in diretta streaming su Facebook. A seguito di questi eventi, il ministro degli Esteri danese Lars Lokke Rasmussen lo ha condannato come un atto di stupidità da parte di pochi individui, dichiarando all’emittente nazionale DR: “È un atto vergognoso insultare la religione degli altri” ha affermato Rasmussen.

“Questo vale per il rogo del Corano e di altri simboli religiosi. Non ha altro scopo che quello di provocare e creare divisione”, ha detto. Tuttavia, ha osservato che bruciare libri religiosi non è un reato in Danimarca.

La risposta del Medio Oriente

I musulmani considerano il Corano la parola di Dio e considerano profondamente offensivo qualsiasi danno intenzionale o manifestazione di mancanza di rispetto nei suoi confronti.
Foto | EPA/YAHYA ARHAB – Newsby.it

L’ultima profanazione del libro nella capitale danese ha anche innescato una manifestazione di migliaia di manifestanti nella capitale yemenita Sanaa, che hanno espresso rabbia sia contro la Danimarca che contro la Svezia per aver consentito tali atti.

La tensione tra i Paesi musulmani e le due nazioni scandinave si è intensificata il mese scorso dopo che un rifugiato iracheno cristiano di 37 anni in Svezia, Salwan Momika, ha bruciato pagine del Corano in occasione della festività islamica Eid al-Adha.

Domenica scorsa , l’Organizzazione della cooperazione islamica – una coalizione di 57 Paesi musulmani – ha sospeso lo status di inviato speciale della Svezia per la serie di roghi di Corano, affermando che la decisione è dovuta alla “concessione da parte delle autorità svedesi di licenze che hanno permesso il ripetuto abuso della santità del Santo Corano e dei simboli islamici”.

Un giorno prima, diverse migliaia di iracheni hanno manifestato a Baghdad per le proteste islamofobe nei due Paesi scandinavi; le forze di sicurezza irachene hanno respinto la protesta per 48 ore dopo che l’ambasciata svedese a Baghdad era stata invasa e incendiata per protestare contro il rogo del libro sacro musulmano previsto a Stoccolma.

La manifestazione anti-Islam di giovedì nella capitale svedese, Stoccolma, ha spinto gli Stati del Medio Oriente, tra cui l’Arabia Saudita e l’Iran – le principali potenze sunnite e sciite della regione – a convocare i diplomatici svedesi in segno di protesta. 

La Guida Suprema iraniana Ali Khamenei sabato ha esortato la Svezia a consegnare i colpevoli alle magistrature delle nazioni islamiche: “Il governo svedese dovrebbe sapere che, sostenendo il criminale che ha bruciato il Sacro Corano, è sceso in campo per la guerra al mondo musulmano”, ha dichiarato su Twitter.

Giulia De Sanctis

Laureata in Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico Contemporaneo, collaboro attivamente con riviste e testate web del settore culturale, enogastronomico, tempo libero e attualità.

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