Coronavirus, leader donne meglio degli uomini: lo dice uno studio

Leader donne meglio delle controparti maschili nella gestione dell’emergenza coronavirus? Uno studio pubblicato in Gran Bretagna dice di . Per Supriya Garikipati, ricercatrice in ambito economico dell’Università di Liverpool, e Uma Kambhampati, professoressa di Economia all’Università di Reading, non è un caso che siano gli uomini a governare i primi dieci Paesi per numero di contagiati (in proporzione su un milione di abitanti). Dati opposti, invece, si riscontrano in nazioni in cui è una donna a rappresentare il potere esecutivo.

I numeri dello studio sulla gestione della pandemia di coronavirus

Certo non è semplice mettere a confronto realtà molto diverse non solo per il genere del capo del governo. Pesano, in questo senso, le risorse dedicate da ciascuna nazione alla sanità e fattori come densità della popolazione o impatto del turismo. Fatto sta che la media parla chiaro: i 174 Paesi governati da un uomo, in media, hanno registrato 26.468 contagi e 2.021 decessi. I 19 governati da una donna, invece, registrano in media 19.064 contagi e 1.107 decessi.

Mettendo in proporzione Paesi con numero di abitanti e caratteristiche socio-politiche simili, lo studio mostra come i contagi da coronavirus siano decisamente più alti negli Stati in cui il premier è un uomo. I riferimenti sono al confronto fra Bangladesh e Pakistan per i Paesi sopra i 150 milioni di abitanti, Germania e Gran Bretagna per quelli fino a 100 milioni, Serbia e Israele per quelli fino a 10 milioni, Nuova Zelanda e Repubblica d’Irlanda per quelli fino a 5 milioni. Bangladesh, Germania, Serbia e Nuova Zelanda registrano numeri sensibilmente minori, e sono tutti guidati da una donna.

Il caso Nuova Zelanda

Proprio la premier neozelandese Jacinda Ardern è la leader più apprezzata: per le autrici dello studio è lei a rappresentare al meglio lo stile di leadership più efficace. Di lei colpisce tanto l’empatia nei confronti dei cittadini quanto l’attenzione alle opinioni della scienza.

La risposta immediata alla crisi Covid da parte della Nuova Zelanda, tra i primi Paesi ad imporre un lockdown, ha permesso all’arcipelago del Pacifico di tornare alla normalità già nel mese di giugno. Per fare un esempio, anche gli eventi sportivi si svolgono con il pubblico sugli spalti, senza alcuna limitazione. Ci sono stati dei casi isolati successivamente, soprattutto provenuenti dall’estero, ma non sono definibili come una ‘seconda ondata’.

Chi invece ha preferito evitare chiusure globali, come gli Stati Uniti, sta ancora facendo fatica a controllare il numero dei contagi, ed è ben lontano dalla risoluzione dell’emergenza. “La nostra ricerca mostra che i risultati dell’emergenza Covid-19 sono significativamente migliori in Paesi guidati da una donna – spiegano le ricercatrici -. In un certo senso, si può dire che questi stati siano avvantaggiati”.

L’opinione di Christine Lagarde, capo della Bce

Più di un’impressione, dunque. Già nei mesi scorsi il ruolo delle donne leader è stato oggetto di grande apprezzamento, e recentemente la governatrice della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, ha definito “impressionante” la risposta all’emergenza da parte dei governi guidati da una donna. In particolare, ha definito efficaci le loro politiche e chiaro il loro stile comunicativo, mettendolo a confronto con i leader uomini.

“Dal mio punto di vista ho capito che le donne tendono a lavorare meglio – ha detto Lagarde in un’intervista al Washington Post -. Si tratta forse di un preconcetto da parte mia, perché sono donna, ma credo sia corretto”.

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