Covid, Uk: fuoco incrociato contro Boris Johnson, il premier si difende

Il nuovo ordine a “restare in casa” emanato in Regno Unito alimenta sempre più le critiche al Primo Ministro Boris Johnson.

A Downing Street i cittadini britannici chiedono come sia stato possibile giungere a questa seconda ondata di Covid-19. Solo negli ultimi 30 giorni, infatti, ha fatto 30mila vittime (81mila dall’inizio della pandemia in Uk). Non solo, l’economia ha subito un colpo durissimo, causando la perdita di oltre 800mila posti di lavoro, una stima che sembra però destinata ad aggravarsi.

A Londra: una persona ogni 30 positiva al Covid

L’inizio del nuovo lockdown segnala una situazione critica per il Paese, con il Sindaco di Londra, Sadiq Khan, che venerdì sera nel messaggio indirizzato ai suoi concittadini ha fornito numeri preoccupanti: un abitante ogni 30 è positivo al Covid-19. “La dura verità è che in un paio di settimane non ci saranno più posti per i pazienti negli ospedali, a meno che il virus non rallenti drasticamente”, ha chiarito Khan.

Negli ospedali la situazione è sull’orlo del baratro, a sottolinearlo è lo stesso personale medico sanitario. Anthony Costello, docente di medicina generale dell’University College di Londra e rappresentate dell’Indipendent SAGE, gruppo che si propone come alternativa al comitato scientifico di Johnson, ha spiegato ad Associated Press che, come già accaduto a marzo, i ritardi delle misure di contenimento hanno già causato decine di migliaia di morti. “Avremmo avuto 30-40 mila morti in meno, come accaduto in Germania”, spiega Costello, “il problema è che hanno ripetuto l’errore”.

Johnson si difende: “È facile col senno di poi”

Per difendersi dale accuse di immobilismo, il governo conservatore guidato da Boris Johnson ha affermato che “il senno di poi è uno strumento magnifico”, come dichiarato dallo stesso Primo Ministro intervistato dalla BBC.

Il Comitato tecnico scientifico del Parlamento britannico venerdì ha però pubblicato un report dove dice chiaramente che il governo non fu sufficientemente trasparente con la popolazione, fallendo nell’ascoltare i consigli dello stesso comitato e fornendo risposte tardive ed inefficaci.

Ovviamente, il governo conservatore di Johnson ha sottolineato i numerosi progressi fatti rispetto alla prima ondata di Covid-19. All’epoca il numero di test eseguiti fu irrisorio (oggi sono circa mezzo milione al giorno). Anche la fornitura di dispositivi di protezione individuale, ora, sarebbe a regime, e un sistema di tracciamento oggi permetterebbe di isolare i positivi al virus. Tutte misure ignorate in primavera.

La seconda ondata “sottostimata” dal governo

Come nel nostro Paese, anche in Uk l’estate aveva portato ad un calo nel numero dei contagi e il governo aveva spinto i cittadini a riprendere le proprie abitudini quotidiane. Agli albori della seconda ondata, a settembre, però, Johnson si è rifiutato di ascoltare i consigli degli scienziati. Il secondo lockdown subì quindi un ritardo di quasi due mesi.

Il governo ha dato una stretta al contenimento nel sud del Paese, dove si trova la capitale Londra, ma il comitato tecnico scientifico giudica anche in questo caso troppo tardiva la risposta di Johnson. La richiesta di un nuovo lock down era giunta già il 22 dicembre.

Ora anche in Scozia, Galles e Irlanda del Nord potrebbero arrivare misure ad hoc.

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