Armi nucleari, quante ne restano ancora nel mondo? Le stime

Il ritorno dell’arma nucleare come argomento di discussione è evidente e preoccupante. Da quando è iniziata l’invasione russa in Ucraina, nel febbraio 2022, il tema delle armi nucleari è stato sollevato più volte dalle autorità russe come una possibile conseguenza di un’escalation militare. Questo non riguarda solo la Russia e l’Ucraina, ma è un fenomeno globale. Nonostante il numero complessivo delle testate nucleari sia diminuito negli ultimi decenni, alcuni paesi, tra cui Cina, Russia, Pakistan, Corea del Nord e India, hanno aumentato le proprie scorte. In particolare, le azioni della Corea del Nord nel testare missili suscitano preoccupazione a livello internazionale. La situazione richiede un’attenzione costante e un impegno per promuovere il disarmo nucleare e la stabilità internazionale.

Bombe nucleari in giro per il mondo, quante ne esistono ancora attive e pronte a colpire?

La dichiarazione di Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov nel 1986, secondo cui “una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta“, sembra essere lontana nella memoria collettiva. Il tema è tornato all’attenzione mondiale dopo il vertice del G7 a Hiroshima, una città giapponese che ha sperimentato gli orrori delle armi nucleari, e a seguito dell’uscita del film “Oppenheimer”, che narra la vita del fisico statunitense coinvolto nel progetto della prima bomba atomica. Questi eventi ci ricordano quanto sia cruciale mantenere un impegno per il disarmo nucleare e cercare di evitare qualsiasi escalation che potrebbe portare a conseguenze catastrofiche per l’umanità.

La situazione odierna delle armi nucleari nel mondo
Immagine | SIPRI – Newsby.it

È cruciale non cedere all’allarmismo, ma bisogna anche comprendere che il pericolo di un conflitto nucleare è una minaccia che non può essere esclusa a priori. Per capire meglio la situazione, in particolare per quanto riguarda la guerra in Ucraina, è essenziale considerare la dottrina nucleare russa. Il presidente russo Vladimir Putin e altri rappresentanti del governo russo hanno chiaramente accennato all’uso di “tutti i mezzi necessari” per garantire la sicurezza del paese, incluso il riferimento non troppo velato alle armi nucleari. Secondo questa dottrina, la Russia si riserva il diritto di lanciare un attacco nucleare solo in risposta a due situazioni specifiche: in caso di utilizzo di armi nucleari o di distruzione di massa contro lo stato o i suoi alleati. Oppure in risposta a un’aggressione su larga scala con l’uso di armi convenzionali che metta in pericolo l’esistenza stessa dello Stato.

La dottrina nucleare russa è formulata in modo da lasciare una certa flessibilità nelle decisioni sull’uso delle armi atomiche. Nonostante l’annessione di territori in Ucraina nel settembre 2022, i timori di un’escalation nucleare in risposta agli attacchi delle forze ucraine in queste regioni non si sono materializzati fino a oggi. Ciò nonostante, la dottrina nucleare russa contiene disposizioni che consentirebbero l’uso di armi atomiche in risposta a situazioni in cui siti statali o militari critici vengano messi fuori uso, rendendo impossibile una risposta con le forze convenzionali. Questa dottrina è stata formulata in modo deliberatamente ampio e ambiguo, evitando automatismi che porterebbero all’uso obbligato di armi nucleari.

L’uso di armi atomiche da parte della Russia non può essere completamente escluso, ma sembra che, in una situazione estrema, la Russia potrebbe optare per l’uso di testate nucleari tattiche invece che strategiche. Le testate nucleari tattiche sono progettate per essere utilizzate sul campo di battaglia e mirano a distruggere obiettivi in aree specifiche. Questo suggerisce che la Russia potrebbe cercare di limitare l’uso di armi nucleari alle circostanze più urgenti e localizzate, piuttosto che a un conflitto su scala globale. Tuttavia, qualsiasi uso di armi nucleari rimane un’ipotesi altamente pericolosa e indesiderata.

È importante sottolineare che, nonostante le testate nucleari tattiche abbiano una potenza inferiore rispetto a quelle strategiche, la loro capacità distruttiva non deve essere sottovalutata. Queste testate hanno una potenza che varia da chilotoni, equivalente a 1000 tonnellate di esplosivo TNT, e alcune delle testate tattiche russe più potenti possono raggiungere fino a 100 chilotoni, mentre le B61-3 americane arrivano fino ai 170 chilotoni. Questa capacità distruttiva è molto superiore a quella delle bombe atomiche Little Boy e Fat Man che devastarono rispettivamente Hiroshima e Nagasaki nel 1945. Pertanto, qualsiasi uso di armi nucleari, anche se tattiche, rappresenterebbe una minaccia significativa.

Ma chi dispone di armamenti nucleari al momento? È importante notare che la Russia ha un considerevole arsenale di testate nucleari tattiche, stimato a oltre 1900 unità. Queste testate possono essere montate su una varietà di missili, tra cui missili da crociera e siluri utilizzati normalmente per trasportare esplosivi convenzionali. In particolare, circa la metà delle testate tattiche russe sarebbe installata su missili da crociera e siluri in dotazione alla marina russa. Negli Stati Uniti, invece, l’arsenale di testate tattiche è stato notevolmente ridotto negli anni ed è ora circa un decimo di quello russo.

L’uso limitato delle armi nucleari tattiche è dovuto alla loro limitata utilità. Le moderne armi convenzionali avanzate possono distruggere bersagli designati con grande efficacia, evitando le conseguenze negative associate all’uso di armi nucleari. È importante notare che le armi nucleari tattiche non sono mai state effettivamente utilizzate in un conflitto, principalmente a causa del timore che il loro uso possa innescare una risposta nucleare su scala strategica. Questa escalation potrebbe portare a una catastrofe nucleare, una prospettiva spesso descritta come “Armageddon nucleare”, e questo timore è stato ribadito da figure di alto livello come il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Di conseguenza, le armi nucleari tattiche rimangono un’opzione estrema e altamente rischiosa, che viene considerata solo in situazioni di estrema necessità.

Il numero di testate nucleari strategiche nel mondo è attualmente stimato a 12.512, secondo l’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma (SIPRI). Di queste, circa 9.500 sono disponibili per un potenziale utilizzo, e più di 3.700 sono già schierate su missili e aerei. Dopo un periodo di disarmo nucleare che ha durato 37 anni, in gran parte dovuto al decommissionamento di testate ormai obsolete, sembra che il trend stia cambiando. Nonostante l’entrata in vigore del Trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPNW) e la ratifica da parte di 50 stati, gli arsenali nucleari stanno subendo un rinnovamento e una modernizzazione da parte di Russia e Stati Uniti. Questo scenario fa emergere preoccupazioni sulla proliferazione nucleare a livello globale.

L’attuale situazione nucleare globale è complessa, con Russia e Stati Uniti che possiedono il 90% delle testate nucleari del mondo. Altri sette paesi fanno parte del cosiddetto “club nucleare“, e stanno aumentando o modernizzando i loro arsenali. La Cina sta espandendo il suo arsenale e si prevede che possa raggiungere oltre 1000 testate nucleari nei prossimi anni. India e Pakistan stanno anch’essi aumentando le loro scorte nucleari. La Corea del Nord ha aumentato il suo arsenale nucleare e ha effettuato numerosi test missilistici, aumentando le tensioni nell’Asia-Pacifico.

In Europa, Francia e Regno Unito possiedono circa 515 testate nucleari, e ci sono anche testate americane dislocate in Europa. Data l’instabilità nel sistema internazionale, una strategia di deterrenza nucleare e il graduale disarmo nucleare rappresentano sfide importanti e fonte di preoccupazione a livello globale.

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