Amazon nella bufera, “Dipendenti fanno pipì nelle bottiglie”: la verità

Un brutto caso travolge Amazon negli Stati Uniti, e a strascico in tutto il mondo. “I dipendenti a volte sono costretti a fare pipì in bottiglie di plastica per non perdere tempo nelle consegne“. Questa era stata l’accusa di Mark Pocan, esponente del Partito Democratico nella Camera degli Stati Uniti. E se la multinazionale del commercio online aveva sempre smentito, ora si è vista costretta a dargli ragione.

La pipì nelle bottiglie: cosa c’era di vero

Il tutto era nato da un tweet al veleno che Mark Pocan aveva riservato proprio ad Amazon. “Pagare i tuoi impiegati 15 dollari all’ora non ti rende un posto di lavoro all’avanguardia se poi costringi i tuoi impiegati a fare pipì nelle bottiglie di plastica“. A nulla era valsa la presa di distanze dell’azienda, dato che i media statunitensi avevano raccolto svariate testimonianze a conferma di questa abitudine.

Sono addirittura circolati documenti interni ad Amazon a conferma del fatto che gli stessi dirigenti erano a conoscenza della pratica di urinare in contenitori d’emergenza pur di garantire la massima efficienza. L’equivoco, se così si può definire, riguardava però le mansioni dei dipendenti in questione.

Amazon: la smentita e la dolorosa precisazione

Non crederete davvero alla faccenda della pipì in bottiglia, vero? Se fosse vero, nessuno lavorerebbe per noi. La verità è che abbiamo oltre un milione di incredibili dipendenti in tutto il mondo che sono orgogliosi di ciò che fanno e hanno ottimi stipendi e assistenza sanitaria sin dal primo giorno“, aveva scritto Amazon su Twitter. Quindi la dolorosa precisazione via comunicato.

Si è trattato di un autogol. Non ne siamo contenti e dobbiamo scusarci con il rappresentante Pocansi legge infatti sul sito ufficiale della compagnia –. Il tweet non era corretto. Non ha contemplato la nostra numerosa popolazione di autisti e invece si è concentrato erroneamente solo sui nostri centri di distribuzione. Un tipico centro logistico Amazon ha dozzine di bagni e i dipendenti possono allontanarsi dalla loro postazione di lavoro in qualsiasi momento. Se un dipendente in un centro logistico ha un’esperienza diversa, li incoraggiamo a parlare con il proprio manager e lavoreremo per risolverlo“.

Le scuse di Amazon “non bastano”

Amazon ha quindi spiegato che i problemi degli autisti costretti a urinare in condizioni di emergenza e scarsa igiene riguarda “tutto il settore“. Ha in ogni caso aggiunto: “Vorremmo risolvere il problema. Non sappiamo come, ma cercheremo delle soluzioni“.

Il tutto non è però bastato a Pocan, che sempre via Twitter ha replicato ad Amazon: “Sigh. La faccenda non riguarda me, ma i vostri impiegati. Che voi non trattate con sufficiente rispetto e dignità. Iniziate a riconoscere le condizioni di lavoro inappropriate che avete creato per tutti i vostri dipendenti“. E la vicenda non sembra affatto risolta.

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