Tokyo 2020: Alana Smith, they/them e polemiche. Cos’è il misgendering?

Tra le tante polemiche che hanno interessato le Olimpiadi di Tokyo 2020, l’ultima riguarda la skater professionista Alana Smith. La 20enne è infatti la prima atleta apertamente non binaria a rappresentare gli Stati Uniti nello skateboard da strada femminile nella gara disputata domenica all’Ariake Urban Sports Park della capitale nipponica.

Nonostante l’ottima prestazione, però, un coro di dissenso si è levato dalla comunità Lgbtq contro i commentatori sportivi che hanno raccontato la gara in televisione. E in particolare contro Todd Harris e Paul Zitzer di Nbc Sports e Marc Churchill ed Ed Leibgh della Bbc, che hanno ripetutamente fatto riferimento ad Alana Smith come un maschio.

Alana Smith a Tokyo 2020, critiche ai commentatori

Tutto ciò nonostante l’atleta statunitense avesse scritto i pronomi “they/them” (“loro” in italiano) a chiare lettere sul suo skateboard, inquadrato più volte delle telecamere. Un messaggio netto, volto a indicare la sua identità di genere non binaria, che però non è stato compreso. E così – attacca la comunità Lgbtq – i commentatori hanno commesso ciò che viene indicato comunemente come “misgendering”.

Dopo le polemiche sui social sono arrivate le scuse di Tim Warwood, presentatore sportivo della Bbc. Warwood ha spiegato che, con ogni probabilità, i suoi colleghi in telecronaca a Tokyo 2020 non hanno letto con attenzione la scheda tecnica dell’atleta, in cui viene riportata anche l’identità di genere. Ma cos’è, di preciso, il misgendering?

Che cos’è il misgendering?

Si tratta dell’errore di riferirsi a un soggetto indicandolo con il pronome sbagliato. L’errore più comune avviene con i transgender, ai quali spesso si fa riferimento con termini basati sul sesso biologico anziché sulla propria identità di genere.

Nel caso specifico della skater Usa in gara ai Giochi di Tokyo 2020, essendo di genere non binario, i pronomi giusti sono “they” e “them”. Che in italiano si indicano con lo stesso – “loro” – sia quando è in posizione di soggetto sia in quella di complemento oggetto all’interno della frase.

L’utilizzo del pronome plurale al singolare è ormai comunemente accettato anche da autorevoli esponenti del mondo giornalistico, dal Washington Post all’Associated Press. E lo è principalmente perché risponde a una carenza della lingua inglese, vale a dire l’assenza di un pronome di genere neutro alla terza persona singolare.

L’uso dei pronomi “they/them” al singolare

“He” è infatti riferito agli uomini; “she” alle donne; mentre “it” alle cose, non alle persone. Motivo per cui le persone che non si identificano in uno di questi pronomi – transgender, non binari, gender free, asessuali e cisgender – preferiscono usare “they/them” per far riferimento alla propria identità di genere.

Da alcuni osservatori ciò è visto come una forma di protesta contro un ‘pregiudizio’ della società attuale: identificare ogni persona soltanto come maschio o femmina e pretendere che i suoi comportamenti e le sue azioni corrispondano obbligatoriamente a tale identificazione. Senza cioè rispettare ciò che uno si sente davvero.

Impostazioni privacy