La Commissione Europea ha pubblicato sulla Gazzetta Ue la domanda di protezione della menzione tradizionale “Prosek”, presentata dalla Croazia. La pubblicazione era stata anticipata dall’Esecutivo Ue nella risposta data dal commissario all’agricoltura, Janusz Wojciechowski, a un’interrogazione di europarlamentari di diversi paesi e schieramenti. La Croazia vuole quindi utilizzare “Prosek” per quattro vini a denominazione d’origine protetta. La pubblicazione conferisce il diritto di opporsi alla domanda entro un termine di due mesi.
Quello del Prosek solo l’ultimo caso di un utilizzo imitativo di nomi di prodotti italiani per scopi commerciali. Una pratica che provoca un grave danno economico alle aziende del nostro Paese. Il fenomeno è conosciuto come Italian Sounding. Ovvero l’uso di denominazioni geografiche, immagini e marchi che evocano l’Italia. Il tutto per promuovere e commercializzare prodotti che non hanno niente a che fare con le eccellenze tricolori. Alcuni anni fa, la Coldiretti stilò una classifica dei prodotti enogastronomici italiani più imitati. Formaggi, salumi olio extravergine d’oliva e prodotti ortofrutticoli freschi, come il pomodoro San Marzano. Quest’ultimo viene commercializzato in California, togliendo spazio di mercato al prodotto originale Made in Italy.
La selezione di falsi formaggi italiani prodotti negli Stati Uniti, scovati dalla Coldiretti, dal parmesan al provolone fino alla mozzarella, è lunga. Colpiti dalla ritorsione di Pechino alle misure protezionistiche di Trump appena entrate in vigore. I cibi più imitati sono Parmigiano Reggiano, Mozzarella di bufala, Prosecco, Pecorino, Gorgonzola, Grana Padano, Prosciutto San Daniele, Asiago, Chianti, Salame. Di recente una ditta lettone ha usato dei sosia dei Maneskin per pubblicizzare una mozzarella italiana taroccata. “Sui tabelloni pubblicitari lettoni non solo si storpiano i nomi. Ma si sfruttano i colori identitari della bandiera italiana insieme ai simboli del Made in Italy. Per vendere tarocchi che fanno concorrenza sleale alle produzioni nazionali”, denunciò Coldiretti.
Dal Meer-secco al Kressecco fino al Semisecco e al Consecco tedeschi. Ma anche il Whitesecco austriaco e il Prosecco russo sono stati esposti dalla Coldiretti al Vinitaly. Era l’occasione della candidatura delle colline del Prosecco a patrimonio dell’Umanità Unesco. A tutela dell’identità del vino italiano più esportato nel mondo. Sulla questione è intervenuto anche il ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli. Ha sottolineato come “non ci siano le condizioni giuridiche affinché esso possa essere registrato”. Questo perché, secondo Patuanelli, il termine Prosek, “per affinità fonetica e visiva, evoca nella mente del consumatore medio europeo proprio il Prosecco italiano”.
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