Salvini e la gaffe sul fatturato: ecco perché tassarlo sarebbe sbagliato

Un salotto televisivo “amico”, quello di ‘Quarta Repubblica’, con la presenza in studio del conduttore Luca Porro e di Nello Musumeci, governatore della Sicilia molto vicino alla Lega. Un clima molto disteso, quindi, quello che ha accompagnato Matteo Salvini nel corso di una delle sue ultime apparizione in tv. In cui ha esposto una sua proposta sulla tassazione che ha fatto discutere non poco in queste ore.

Altra proposta della Lega, già ferma da tempo in Parlamento. Tassa unica, tassa piatta al 15% sul fatturato post virus. Questo vale in linea generale“, ha dichiarato Salvini. Scatenando un uragano di reazioni, per l’idea di tassare appunto il fatturato e non gli utili. Ma perché la gaffe del leader del Carroccio è così grossolana?

La differenza tra fatturato e utile

Per rispondere occorre inquadrare esattamente cosa si intende per fatturato e cosa per utile. L’utile, infatti, rappresenta la differenza tra i ricavi e i costi di un’impresa. In altri termini è l’effettivo profitto dell’attività, ciò che effettivamente si guadagna dal proprio lavoro. Il fatturato è invece ben altra cosa, dato che include i costi (inclusi quelli fissi) che vanno già sottratti dai guadagni. E da qui nasce l’errore di Salvini.

Il fatturato, volendo fare una semplificazione in parte impropria ma che può rendere l’idea a chi mastica poco di economia, si può considerare una somma dei ricavi del proprio esercizio. I ricavi però non sono i guadagni, ma la somma di guadagni e costi. In altre parole, il fatturato può anche presentare utili in deficit (se l’azienda è in perdita) e non necessariamente in positivo (in questo caso c’è profitto). La proposta di Salvini di tassare il fatturato, dunque, metterebbe in ginocchio moltissime imprese.

Perché Salvini ha sbagliato

Sul fatturato, per esempio, già gravano imposte come Irpef o Irap. E proprio per questo gli utili di un’azienda devono fare i conti con la tassazione, cui certamente aggiungere una flat tax del 15% (“unica“, citando Salvini) non terrebbe conto di troppe variabili. Con il risultato di diventare sostanzialmente iniqua.

Facile immaginare che quello del leader della Lega sia stato un semplice errore di distrazione e che non sia il reale intento del suo partito proporre una tassa così pesante. Resta il fatto che l’errore di Salvini appare tanto grave quanto grossolano, tanto che sul web è nel frattempo impazzato l’hashtag #SalviniSomaro.

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