Che il costo della benzina abbia raggiunto record senza pari nella storia è un dato tanto drammatico quanto evidente. Le sue principali cause sono altrettanto note, e si legano inevitabilmente alla guerra in corso tra Russia e Ucraina. Ma, a voler andare al nocciolo della questione, i motivi sono anche altri.
I rincari sono stati infatti immediati, e non è raro che avvengano anche più volte al giorno. Il costo della benzina oltre la psicologica soglia dei 2 euro al litro (spesso anche pericolosamente vicino ai 2,5) non è peraltro isolato. Il gasolio, storicamente più economico, ha ora addirittura un prezzo spesso superiore. Tanto da sollevare alcune domande: possibile che le scorte siano già in esaurimento? E anche: che cosa paghiamo veramente quando ci riforniamo di carburante? Proviamo a fare un po’ di chiarezza.
Un primo aspetto va chiarito immediatamente e senza rischiare malintesi: le riserve di carburante in Italia non sono già a rischio esaurimento. Il costo alle stelle della benzina dipende però anche da un altro fattore. Ossia le non indifferenti spese di deposito.
Il costo della benzina è infatti anche a carico di chi ce la vende. E conservarla richiede a sua volta risorse. “Dobbiamo avere sempre più liquidità a disposizione per poter rifornire gli impianti – ha spiegato a ‘Repubblica’ Francesco Riccio, consigliere nazionale per Bologna della Figisc (Federazione gestori impianti stradali) –. Sicuramente noi non guadagniamo da questa situazione. Anzi, il margine dei benzinai si abbassa invece di alzarsi: prima era il 2%, adesso il 1,9%“.
La benzina, insomma, è sempre più un “bene di lusso”. Se ne usa il meno possibile, ne arriva di meno, è più costoso conservarla e il fatto che se ne venda di meno aumenta ulteriormente il costo di quella che c’è. E peraltro il Ministero della Transizione Ecologica, che ogni settimana al martedì aggiorna i prezzi medi settimanali dei carburanti, fa notare un ulteriore aspetto.
Se infatti l’ultima rilevazione vedeva ancora il costo della benzina a 1.953,14 euro ogni 1.000 litri, è giusto rimarcare che il netto arriva “solo” a 872,53. Il restante va suddiviso tra IVA (al 22%, e quindi 352,21 euro) e le famose accise (728,40). Nel caso del gasolio, invece, il prezzo di 1.829,33 euro era da suddividere tra un netto di 882,05 euro, 329,88 di IVA e 617,40 di accise.
Per concludere, il costo della benzina è alto. Anzi, alto come non era mai stato (nemmeno in occasione di precedenti crisi energetiche). La ragione però non è ancora legata all’effettiva assenza di carburante. Anche solo quello di cui disponiamo, però, non costa solo a noi. E soprattutto il mercato è consapevole che il peggio rischia di dover ancora arrivare, e si sta già preparando. Meglio che anche i comuni cittadini facciano lo stesso.
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