Vaccini, il medico di base a Roma: “Noi pronti, ma abbiamo tre flaconi”

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I medici di base sono pronti a vaccinare i propri pazienti, ma mancano i vaccini. Siamo stati gli ultimi a riceverli, mentre forse saremmo dovuti essere i primi. In questo modo avremmo potuto far partire una campagna vaccinale rapida e con effetti immediati“. Questa la denuncia del dottor Roberto Canino, medico di medicina generale di Roma.

Medici pronti a Roma, ma mancano i vaccini

Dall’inizio abbiamo avuto solo due flaconi di AstraZeneca, per un totale quindi di undici più undici pazienti, e un solo flacone di Pfizer, che copre sei pazienti“, ha spiegato Canino. “Io sento continuamente in televisione che manca chi vaccini. Io coordino un gruppo di undici medici. Di questi, sicuramente nove sono pronti a vaccinare i propri assistiti. Ci devono però dare le dosi. Non si può fare una campagna vaccinale con un solo flacone di Pfizer“.

Il medico dunque entra ancora più specifico nelle difficoltà del suo team: “Non si può fare una campagna vaccinale che riguarda più di duecento persone pronte per essere vaccinate con AstraZeneca se abbiamo due flaconi e venti fiale. Per avere i vaccini Pfizer, il collega che si è offerto ha dovuto fare più di due ore di fila. E non è pensabile che un medico di medicina generale possa lasciare un’intera mattinata per andare a recuperare un farmaco“.

L’appello: “Si sostenga la medicina territoriale”

La situazione, quindi, è fin troppo chiara: “Abbiamo difficoltà anche nel ritirare le dosi. Dopo il caso del militare deceduto in seguito alla vaccinazione, credo che dovremmo essere più tutelati. Perché stiamo esercitando una funzione per lo Stato e per il popolo. Dopo la sospensione di AstraZeneca c’è molto timore verso i vaccini. E bisogna dare informazioni certe ai pazienti“.

Il medico romano si allinea quindi a quanto avvenuto a Malnate. Nel Comune della provincia di Varese medici volontari hanno somministrato più vaccini in un giorno di quanti fosse riusciti a somministrarne la Regione Lombardia in due settimane. “Bisognerebbe rendere il tutto più fruibile – insiste Canino –. Se vogliamo arrivare alla gran parte della popolazione, è solo la medicina territoriale che ci può arrivare. Ma in questo momento si parla molto di più di hub. Ma siamo noi a vedere costantemente 10-15-20 persone al giorno. A volte anche 40“.

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