Scuola, incursioni abusive nelle lezioni in Dad: scattano le denunce

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La polizia di Genova ha concluso una complessa attività di indagine a carico di un gruppo di ragazzi che organizzava la sistematica interruzione delle lezioni di diverse scuole su tutto il territorio nazionale, svolte in modalità Dad.

Gli inquirenti hanno individuato gli organizzatori e amministratori, di cui uno minorenne, residenti nelle province di Milano e Messina. Questi facevano parte di gruppi Telegram e Instagram, creati appositamente con la finalità di disturbare i docenti e provocare la sospensione delle lezioni.

Le incursioni in Dad e l’illusione dell’anonimato

Come confermato dalle forze dell’ordine, a condividere i codici di accesso alle video-lezioni erano gli stessi studenti. Questi, infatti, si sentivano al sicuro per via della apparente percezione di anonimato sulle piattaforme social.

Gli attacchi erano pianificati in maniera tale da interrompere le lezioni durante interrogazioni e verifiche. Tutti gli indagati hanno subito ammesso le condotte contestate e dovranno rispondere dei reati di interruzione di pubblico servizio e di accesso abusivo ad un sistema informatico.

Scuole ancora chiuse dopo l’ultimo decreto

Quello della gestione della Didattica a distanza è un problema sempre più sentito a un anno dal primo lockdown. Dopo l’ultimo decreto approvato dal Consiglio dei ministri, si arriva a circa 6 milioni di studentesse e studenti in Dad a partire dall’8 marzo. Secondo le stime di Tuttoscuola, realizzate in base ai dati della Fondazione Gimbe, è un numero pari al 73% degli 8,5 milioni di alunni iscritti nelle scuole statali e paritarie.

In parole povere, tre studenti su quattro sono costretti a seguire le lezioni da casa. Tra loro non va dimenticato il milione di bambine e bambini iscritti alle scuole dell’infanzia. Per fare un confronto con lo scorso anno, erano 3 milioni gli studenti costretti alla Dad.

La ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, ha dichiarato nella giornata di lunedì l’intenzione di lavorare per la riapertura degli edifici anche in zona rossa. Una soluzione definitiva da concordare con il Ministero dell’Istruzione e la Presidenza del Consiglio, con l’avvallo del Parlamento.

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