Rapina “aggravata” se con la mascherina. L’imputato: “Obbligatoria per legge”

Una rapina è aggravata se chi la commette indossa una mascherina. Lo ha stabilito, con sentenza depositata nei giorni scorsi, la seconda sezione penale della Corte di Cassazione, presieduta dal giudice Piero Messini D’Agostini. A questo link pubblichiamo il testo integrale della decisione.

Gli ermellini hanno respinto il ricorso presentato da un cittadino di 44 anni contro la sentenza con cui, il 23 ottobre 2020, la Corte d’Appello di Roma ha confermato la condanna di primo grado rapina emessa il 9 giugno precedente dal Tribunale di Latina.

Il ricorso dell’imputato: “Mascherina imposta dalla legge”

Il ricorso dell’imputato verteva su due punti principali. Da un lato l’equiparazione della recidiva alle attenuanti generiche per via di un reato commesso 19 anni prima; dall’altro la contestata aggravante del travisamento del volto perché, durante la rapina, l’uomo indossava una mascherina.

Mascherina che, ricorda la difesa del 44enne, era diventata obbligatoria per effetto della “normativa conseguente all’emergenza pandemica da Covid-19. Si tratterebbe in sostanza di un comportamento imposto dalla legge che non potrebbe essere anche considerato come aggravante del delitto”.

La Cassazione: “Volto travisato, non adempimento del dovere”

Circostanza che non ha però convinto i supremi giudici, che nella sentenza scrivono: “Deve rilevarsi che il travisamento medesimo risulta essere stato materialmente collegato alla commissione del delitto”; oltre che “comunque idoneo a rendere difficoltoso il riconoscimento dell’autore del fatto.

Inoltre, “la presenza di un evidente nesso di necessaria occasionalità con il fatto illecito contestato esclude la possibilità di ritenere tale condotta alla stregua di mero adempimento del dovere. Motivo per cui la Corte ha respinto il ricorso dell’imputato, condannato anche al pagamento delle spese processuali.

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