Immuni no, Green Pass sì: quando la privacy è più importante

Gli italiani, con la riduzione delle restrizioni e l’Italia tutta in zona bianca, desiderano solamente un po’ di libertà. Dopo i mesi difficili dettati dalla pandemia da Covid-19, la privacy sembra essere passata in secondo piano. A rivelare questo aspetto una nuova ricerca di Kaspersky, che ha analizzato quanto, per gli italiani, la privacy sia importante dopo la pandemia e quali siano le principali preoccupazioni ad essa associate.

La ricerca ha riguardato nove Paesi europei, Italia compresa. Secondo quanto emerso, l’80% degli italiani sarebbe disposta a cedere dati personali e sensibili per ottenere il Green Pass. Questo, ovviamente, per riuscire ad acquisire più libertà e accesso facilitato a tutte le attività della quotidianità.

Green Pass sì, App Immuni no: la privacy passa in secondo piano

Secondo quanto emerso dalla ricerca, il 36% degli italiani sarebbe disposta a rinunciare alla privacy per poter tornare a viaggiare all’estero. Il 24%, invece, cedere i propri dati sanitari per poter tornare ai grandi eventi. Infine, il 23% lo farebbe per poter tornare in tranquillità nei bar e nei ristoranti.

Gli italiani, quindi, sarebbero disposti a cedere i loro dati personali per poter tornare alla normalità. Una condizione che fa riflettere, se si pensa che proprio la questione relativa alla privacy è stata una delle problematiche che ha fatto naufragare l’app Immuni.

L’applicazione, utilizzata per il tracciamento dei contagi da Covid-19 nel nostro Paese, è stata scaricata da 11 milioni di italiani, circa il 19% della popolazione. Una cifra piuttosto irrisoria, dovuta sia alla scarsa integrazione con il sistema sanitario nazionale che ai dubbi, di molti, relativi alla privacy.

Secondo un sondaggio curato circa un anno fa, ad aprile 2020, da Ipsos, a dirsi disponibile ad utilizzare l’app Immuni erano un italiano su due. Se il 31% era pronto a scaricarla, il 27% era assolutamente contrario, nonostante le rassicurazioni del Garante della Privacy.

Nell’informativa sulla privacy, da accettare una volta scaricata l’app, Immuni ha sempre fatto riferimento ad un dettaglio importantissimo per la privacy dell’utente: i dati raccolti non consento l’identificazione del soggetto. Di conseguenza, è facile intuire che l’applicazione non conservi dati personali, ma esclusivamente quelli utili al contact tracing.

I dati principali utilizzati da Immuni, infatti, sono: la provincia di domicilio, l’indirizzo Ip, che serve per comunicare con il server, i dati relativi al funzionamento del Bluetooth e un codice temporaneo. La privacy, quindi, sembra essere al sicuro. Ciò nonostante, come già detto, poco meno del 20% degli italiani ha deciso di utilizzare la preziosa app di tracciamento.

La riservatezza dei dati personali rimane un argomento importante per il 98% degli italiani

A distanza di circa un anno, quindi, pur di ritornare ad una vita normale, gli italiani sarebbero disposti a rinunciare ai loro dati personali. Un dato significato e in controtendenza, se si osservano gli altri emersi dalla ricerca Kaspersky.

Infatti, l’Italia è tra le Nazioni maggiormente preoccupate per come vengono gestiti i dati individuali. Se per la quasi totalità (98%) la privacy è un argomento importante, solo il 63% è convinto di avere il controllo totale sui suoi dati personali. Inoltre, l’85% degli intervistati nutre preoccupazioni nei confronti dei suoi dati, che potrebbero finire in mani sbagliate in un breve lasso di tempo.

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