Milano, dilaga il contagio tra i sanitari: “Ormai siamo in guerra”

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Stiamo accusando molto di più il colpo rispetto alla prima ondata. Siamo pochi, e molti si stanno ammalando“. Questa la testimonianza di Lucia, nome di fantasia, infermiera che lavora in un pronto soccorso di Milano.

Milano, gli operatori sanitari tremano: “Siamo in guerra senza scorte”

La situazione per gli operatori sanitari lombardi è sempre più delicata. E ormai anche la paura è alle stelle. “Siamo esposti a contatti prolungati dato l’affollamento, c’è poco ricircolo d’aria. Non si riesce a trovare una soluzione, perché questo andava programmato e risolto per tempo“, spiega ancora Lucia. E a Milano adesso si inizia a tremare per davvero: “Ora siamo in guerra e non abbiamo le scorte pronte“.

A Milano, secondo Lucia, la situazione è drammaticamente peggiorata rispetto all’emergenza già profonda di marzo e aprile. “Hanno ridotto il personale, non l’hanno ripristinato e i risultati si vedono. Abbiamo notato queste differenze, qualcosa c’è sicuramente stato. E a questo giro si sono ammalati tanti infermieri. Il caposala, io, altre due persone. Il totale è sicuramente di 6-7 persone. Il mio tampone positivo è arrivato già il 5 novembre“.

Il responsabile degli infermieri: “Ora molto peggio che a primavera”

A denunciare l’allarmante numero di contagi tra i sanitari di Milano e del resto della Regione c’è anche Angelo Macchia, responsabile di Nursing Up Lombardia: “La seconda ondata è peggiore della prima. Ci sono stati un sacco di morti tra medici, infermieri e altri operatori sanitari. Sicuramente questo ha creato anche un panico presso il personale“.

E in bilico c’è ora l’intero sistema sanitario in buona parte della Lombardia, in particolare a Milano e Monza. “Già c’è una situazione di personale assente per altri motivi. Poi si sono aggiunti i casi di contagio del personale – sottolinea Macchia –. Tutto questo sta mandando in crisi il sistema sanitario. Solo nell’ASST di Monza si parla di 300 persone tra medici e infermieri positivi. Siccome in questi posti c’è anche la somministrazione di ossigeno, sono locali che diventano una bomba a cielo aperto. Perciò quando qualcuno dice che questi operatori potrebbero essersi ammalati fuori, io personalmente non ci credo“.

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