Incidenti sul lavoro, in Italia quasi tre morti al giorno

Dopo la tragedia di Torino, con la morte di cinque operai addetti alla manutenzione investiti da un treno sui binari della stazione di Brandizzo, si riaccendono i riflettori sugli incidenti sul lavoro. Quello di giovedì scorso è solo l’ultimo caso che va ad allungare la macabra contabilità ufficiale delle vittime del lavoro.

Al netto delle variazioni annuali che spostano poco o nulla, la strage continua. Nei primi sei mesi del 2023 le denunce di infortunio mortale sono state 450, quasi 3 morti al giorno. Seppure in calo rispetto allo stesso periodo del 2022, quando le morti erano state 463 (-2,8%), il dato resta allarmante.

Il commissario dell’Inail Fabrizio D’Ascenzo, in una audizione alla Camera, ha esortato a “intensificare” le “politiche di prevenzione”.

Nel 2022 le morti sul lavoro erano state 1.200, in un calo del 15% sul 2021. Un dato che risente della fine dell’emergenza pandemica. Al netto dei casi Covid le morti risultano in aumento di circa l’1%.

Il dato regionale, aumentano le morti del Nord-Ovest

Dall’analisi territoriale, il Nord-Ovest è l’unica area a registrare un aumento delle morti (da 120 a 130), mentre sono in calo nel Nord-Est (da 109 a 101 casi), al Centro (da 101 a 92), al Sud (da 95 a 93) e nelle Isole (da 38 a 34).

Le regioni che registrano un aumento degli incidenti mortali sono la Lombardia (+11 casi), il Friuli Venezia Giulia (+9), la Liguria e la Campania (+8 ciascuna), l’Abruzzo (+7), l’Umbria (+6) e il Lazio (+2),. I cali più evidenti sono quelli di Toscana (-12), Piemonte (-7), Calabria e Puglia (-6 ciascuna).

In calo le morti fra le donne

Nel primo semestre 2023 il numero delle donne morte sul lavoro è sceso da 55 a 34 mentre quello dei colleghi uomini è in crescita da 408 a 416.

Aumentano le denunce dai lavoratori extracomunitari (da 60 a 64), mentre diminuiscono quelle degli italiani (da 378 a 371) e dei comunitari (da 25 a 15).

Dall’analisi per età, emerge un aumento delle morti tra gli under 25 (da 22 a 31 casi) e gli over 59 (da 99 a 110), mentre diminuiscono nella fascia 25-49 anni (da 186 a 151) e 55-59 anni (da 89 a 88).

Nel primo semestre del 2023 infine sono state sei le denunce per incidenti plurimi per un totale di 12 decessi, sei dei quali stradali. Un dato in calo rispetto ai primi sei mesi del 2022, quando casi erano stati otto con 18 morti.

Incidente Torino: “Gravi violazioni sulla sicurezza”

Dopo la tragedia Brandizzo, la Procura di Ivrea ha aperto un’indagine per disastro ferroviario colposo e omicidio colposo plurimo. Al momento il fascicolo rimane contro ignoti, ma a breve potrebbero esserci le prime iscrizioni nel registro degli indagati. “Ci sono profili di responsabilità per i quali saranno a breve indagate alcune persone“, fanno sapere i magistrati.

Gli investigatori continuano a raccogliere materiali utili all’inchiesta. Sono intanto stati ascoltati come persone informate sui fatti i due macchinisti che si trovavano a bordo del convoglio e che dopo l’incidente erano stati portati in ospedale sotto shock così come due operai rimasti illesi.

Incidente ferroviario nella stazione di Brandizzo, Torino
Foto ANSA / TINO ROMANO – Newsby.it

Da chiarire ci sono diversi aspetti, innanzitutto accertare se al momento dell’incidente c’era o meno un’interruzione della linea. All’attenzione degli inquirenti anche la verifica delle apparecchiature del convoglio che ha investito e ucciso gli operai. Secondo i primi accertamenti degli investigatori il treno, che era diretto a Torino, viaggiava a 160 chilometri orari.

Dai primi accertamenti emergerebbe anche una grave carenza di comunicazione tanto che i lavoratori non avrebbero dovuto trovarsi sul posto dove sono stati investiti. Per questo la Procura di Ivrea sta valutando l’ipotesi di dolo eventuale per i reati di disastro ferroviario e omicidio plurimo.

Procura Ivrea: “Incidente poteva essere evitato”

In particolare, dalle indagini coordinate dal procuratore capo di Ivrea Gabriella Viglione, sarebbero emerse violazioni così gravi della procedura di sicurezza nel momento immediatamente precedente all’incidente che fanno dire agli investigatori che “l’evento poteva essere evitato se la procedura fosse stata seguita regolarmente”.

Più nel dettaglio, gli accertamenti avrebbero evidenziato che in quel momento non ci fosse l’autorizzazione a lavorare, che deve essere fatta per iscritto, benché ci fosse personale preposto a verificare.

Le verifiche, effettuate anche con l’ausilio delle telecamere di sorveglianza che hanno registrato il momento dell’impatto, spingono gli inquirenti a ritenere che l’incidente sarebbe potuto essere anche più grave. Se infatti il treno fosse giunto con qualche minuto di ritardo, con i lavori di manutenzione in fase di avanzamento, magari dopo la rimozione dei binari, il convoglio sarebbe potuto deragliare.

Gli accertamenti dei magistrati ora proseguono anche per verificare l’efficacia delle procedure di sicurezza complessiva perché, nota la Procura, “è evidente che quanto accaduto ha reso palese che il meccanismo di garanzia non era sufficiente a tutelare adeguatamente un lavoro così delicato in una sede così pericolosa come è la sede dei binari ferroviari”.

Gli accertamenti di Rfl

Intanto, proseguono anche gli accertamenti da parte di Rfi, il gestore della rete ferroviaria, per ricostruire la dinamica e le cause dell’incidente nel quale hanno perso la vita i cinque operai addetti di una ditta esterna appaltatrice dei lavori di manutenzione, la Sigifer con sede a Borgo Vercelli.

Sotto indagine, in particolare, è il rispetto della procedura di sicurezza vigente, che prevede l’esecuzione degli interventi di manutenzione su binari, traverse e massicciata in assenza di circolazione dei treni.

Come spiega l’azienda in una nota, il cantiere può essere attivato soltanto dopo che il responsabile della squadra operativa ha ricevuto il nulla osta formale da parte del personale abilitato di Rfi. Per quanto riguarda la velocità del treno che ha falciato i cinque operai, le condizioni della linea gli consentivano in quel tratto di raggiungere una velocità massima di 160 chilometri orari.

Il segretario Cgil Landini contro il sistema dei subappalti

Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha puntato il dito contro il sistema dei subappalti:  “Non si dica è un errore umano, è un sistema complessivo. Bisogna fare scelte precise. È una ditta in appalto, il governo ha liberalizzato gli appalti, ha reso possibile il subappalto a cascata. Non solo nelle ferrovie il sistema degli appalti e subappalti è una delle forme peggiori per la salute e la sicurezza ed è anche uno dei sistemi in cui stravince l’illegalità e molto spesso ha spazio anche l’infiltrazione mafiosa”, ha detto il sindacalista ai microfoni di Radio Anch’io su Radio 1.

Impostazioni privacy