Incendi, tre vittime in un giorno: Sicilia e Calabria bruciano

[scJWP IdVideo=”HCoBTo3A-Waf8YzTy”]

Un agricoltore di 30 anni è morto a Paternò, in provincia di Catania, schiacciato dal suo trattore nel tentativo di spegnere un incendio in un podere nell’area di Ponte Barca. Stava trasportando una botte piena d’acqua sul mezzo, ma all’altezza di una curva lungo la strada si è capovolto morendo schiacciato sul colpo. Lo sfogo di un giovane collega su Facebook: “La Regione ci lascia da soli davanti a questi incendi di stampo mafioso e un ragazzo è appena morto cercando di spegnerlo. Che cosa dobbiamo fare?!“.

Le altre vittime

In Calabria, la situazione è critica, e la giunta regionale, a causa degli incendi, ha deliberato la richiesta dello stato d’emergenza. Due le vittime di ieri, che si aggiungono ad altri due morti, zia e nipote, sempre in Calabria qualche giorno fa. A Grotteria, in Provincia di Reggio Calabria, un uomo è morto nel suo casolare di campagna avvolto dalle fiamme. Stava cercando di salvare i propri animali, ma è stato raggiunto dal fuoco. È deceduto a causa delle ustioni.

L’altra vittima è un uomo di 79 anni, trovato morto a Cardeto, sempre in Provincia di Reggio Calabria. Si era recato nella sua proprietà e per ore si erano perse le sue tracce. I soccorritori lo hanno trovato senza vita a causa delle ustioni. Altre quattro persone, tutte civili, sono rimaste ustionate per un incendio, a Vinco, Provincia di Reggio Calabria, e sono state portate al pronto soccorso.

Come si diffondono gli incendi dolosi

Come riportato dai dati raccolti dai Carabinieri, è che solo nel 2 per cento dei casi gli incendi hanno causa naturale. Ad esempio un fulmine durante un temporale. Il resto sono provocati dall’uomo. A volte a causa di comportamenti superficiali o disattenzioni, ad esempio di persone che accendono un fuoco in campeggio o in pineta o semplicemente non spengono un mozzicone di sigaretta

Nel 57,4 per cento dei casi, però, si tratta di incendi dolosi. Il profilo di chi appicca gli incendi è vario. A volte è per calcolo economico o personale, oppure per vendetta, e spesso in entrambi i casi dietro c’è la mafia. Infine, una percentuale è di persone malate, con l’ossessione di appiccare il fuoco. Sono i cosiddetti piromani. In questi casi, le pene sono severe, e possono arrivare fino a dieci o quindici anni.

Impostazioni privacy