Firma digitale per i referendum: la contraddizione in seno al Governo

Il governo non sembra avere le idee molto chiare sulla raccolta firme digitali per i referendum. A denunciarlo è l’associazione Luca Coscioni, che si occupa di temi come la libertà di scelta del fine vita, la cannabis ad uso medico e l’abbattimento delle barriere architettoniche. Sul sito dell’associazione, un comunicato stampa denuncia quella che appare come una retromarcia. 

Il Ministero per l’Innovazione tecnologica guidato da Vittorio Colao ha promesso che in Italia le firme per i referendum si potranno raccogliere anche in forma digitale, via Spid e Carta d’identità elettronica, a partire dal 2022. Il Ministero della Giustizia si sarebbe invece espresso negativamente bloccando gli emendamenti per renderlo possibile nel Decreto Semplificazioni.

La denuncia sulla firma digitale

Una decisione, secondo il co-presidente dell’associazione Marco Gentili, che tradisce “ogni proposito di transizione digitale della democrazia”. Secondo l’associazione in questo momento la firma con Spid è utilizzata per i comuni adempimenti burocratici. E l’Italia investe miliardi con il Pnrr nella digitalizzazione del Paese.

Eppure, la democrazia “resterebbe tagliata fuori”. Per Gentili, gli strumenti previsti dalla Costituzione con una legge di 51 anni fa sono datati. E costringere la partecipazione con moduli timbrati, autentiche e certificazioni sono “ostacoli irragionevoli”.

L’apertura di Colao sulla firma digitale

L’associazione, peraltro, riteneva di aver raggiunto i propri obiettivi. Infatti, Marco Gentili, malato di Sla, nei giorni scorsi aveva inviato al ministero dell’Innovazione una lettera con una richiesta. “Ogni sottoscrizione su proposte di iniziativa popolare legislativa e referendaria – si legge nella lettera – possa essere immediatamente attivabile anche attraverso modalità digitali”.

Il ministro Colao aveva assicurato che entro il primo gennaio 2022 sarà possibile raccogliere le firme per i referendum tramite una piattaforma online, sebbene non si era sbilanciato sulla possibilità di inserire l’emendamento nel prossimo Decreto Semplificazioni. Come in effetti non è accaduto. Tutto dunque rimandato, almeno di alcuni mesi.

Pro e contro della democrazia digitale

In effetti la digitalizzazione nel Pnrr è un obiettivo per la Pubblica amministrazione e per il mondo dell’impresa. Per quanto riguarda la partecipazione democratica c’è un certo scetticismo. La critica principale è che se si eliminano alcuni “disincentivi”, votare diventerà come mettere un Like su Facebook.

Altre nazioni, certo più piccole, da anni stanno tuttavia sperimentando. Ad esempio, l’Islanda ha fatto partecipare attivamente i cittadini alla riforma di alcuni passaggi della Costituzione. E la stessa Unione Europea ritiene che sia un settore su cui investire.

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