TECNOLOGIA

TikTok e il problema (risolto) delle voci Disney con la parola “gay”

Per alcuni giorni su TikTok ha tenuto banco un presunto caso di discriminazione nella funzione text-to-speech, ossia la lettura di testi scritti da parte di voci pre-registrate. Nello specifico quelle dei personaggi Disney, sbarcate sulla piattaforma social grazie a una partnership fra il colosso statunitense e il popolare social cinese. Il lancio è avvenuto settimana scorsa durante una promozione del Disney Plus Day.

Le voci dei personaggi Disney su TikTok

Gli utenti, però, si sono subito accorti che qualcosa non funzionava. Le voci di personaggi dei cartoni animati come Stitch di ‘Lilo & Stitch’, Rocket de ‘I guardiani della galassia’, C-3PO e Chewbecca di Star Wars non pronunciavano infatti alcune termini legati al mondo Lgbt o le storpiavano. Il problema si è presentato soprattutto con il timbro di Rocket, l’unico immediatamente disponibile, poiché gli altri si possono sbloccare solo pronunciando delle frasi segrete.

Il termine “queer” diventava “qweer”

Il software di riconoscimento del testo censurava dunque in modo automatico lemmi come “gay”, “lesbica” o “queer”. Oppure le pronunciava in modo errato: “Qweer”, parola inesistente. Era come se la voce Disney si rifiutasse di leggerle, auto-silenziandosi fino al termine successivo. Da qui le proteste di numerosi tiktoker, che hanno denunciato l’accaduto con una serie di video ancora presenti sul social.

Le proteste e l’intervento degli sviluppatori

Non è però ancora chiaro il perché di questo problema. TikTok non ha infatti rilasciato alcun commento ufficiale sulla vicenda e gli sviluppatori sono subito intervenuti sistemando la funzione. L’ipotesi più accreditata è che i termini della sfera Lgbt fossero inseriti in una sorta di “lista nera” delle parole off-limits, alla stregua delle parolacce. Ecco spiegate le rimostranze degli utenti, che hanno subito gridato alla censura. Fino a quando la piattaforma non è tornata sui suoi passi, correggendo l’errore.

Alessandro Boldrini

Classe 1998, laureato in Scienze Umanistiche per la Comunicazione alla Statale di Milano, sono giornalista pubblicista dal 2019. Mi occupo di cronaca nera, giudiziaria e inchieste sulla criminalità organizzata. Ho mosso i primi passi nella cronaca locale, fino a collaborare con il quotidiano statunitense The Wall Street Journal. Sono un attivista antimafia e partecipo come relatore ad assemblee pubbliche sul tema al fianco di magistrati ed esperti del settore. Amo il calcio, la musica, il cinema e la fotografia.

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