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TECNOLOGIA

Russia, quanto costa ai big della tecnologia abbandonare il Paese?

In seguito all’inizio della guerra in Ucraina, varie compagnie hanno scelto di prendere le distanze dalla Russia, abbandonando del tutto o in parte le proprie operazioni nel Paese. Per alcune realtà si tratta di un sacrificio enorme, non solo in termini economici, ma anche di alleanze strategiche e altre risorse. Questo discorso si può applicare anche ai colossi della tecnologia?

Non è una domanda scontata, soprattutto considerando le dimensioni e l’importanza delle aziende in questione. Per realtà come Meta e Netflix l’impatto di un’eventuale uscita dalla Russia sarebbe profondamente diverso da quello di altre imprese più piccole e con meno risorse (o semplicemente come una struttura diversa). Ma come si traduce questa differenza in termini numerici?

Delle perdite irrisorie

Per rispondere a questa domanda è possibile affidarsi alle previsioni degli analisti, proprio come fatto dal quotidiano statunitense Politico. Dall’analisi pubblicata sulle sue pagine emerge un quadro complesso e parzialmente inaspettato.

Foto | Unsplash Christian Wiediger

Basandosi sui dati forniti dagli esperti, risulta evidente che i colossi della tecnologia potrebbero abbandonare la Russia quasi senza subire ripercussioni significative. Dopotutto, si tratta di un mercato che incide pochissimo sui loro ricavi annuali. Le stime indicano che Apple, Google, Meta e Netflix messe assieme perderebbero appena l’1/2% dei loro guadagni se portassero tutti i loro servizi fuori dalla Russia. Pure Amazon cadrebbe in piedi: la sua presenza nel mercato russo si riduce a un uso limitato dei suoi servizi cloud.

Oltre alle limitate perdite economiche, l’eventuale abbandono del mercato russo potrebbe portare con sé altri benefici. Per esempio, una simile decisione aiuterebbe i colossi della tecnologia a migliorare la propria reputazione con la classe politica europea e statunitense. Washington ha più volte messo in dubbio il ruolo svolto da Google, Facebook, Apple e Amazon nella diffusione delle fake news a livello mondiale, ma di fronte a una decisa presa di posizione sulla Russia potrebbe “ammorbidirsi”.

Secondo Steven Feldstein, esperto di tecnologia e democrazia del Carnegie Endowment for International Peace, i colossi tech potrebbero guadagnare molti “punti politici” dimostrando di prendere sul serio la battaglia per i diritti umani. “Opporsi con decisione alla Russia e rendere pubbliche le loro scelte è importante per loro in questo momento e vale più di qualsiasi perdita che potrebbero subire lasciandosi alle spalle il mercato russo”.

Per l’analista Dan Ives, finora i colossi non hanno ancora fatto mosse decisive contro la Russia, ma la situazione potrebbe cambiare presto. “Per queste compagnie, i ricavi derivanti dal mercato russo sono delle briciole”, sottolinea l’esperto. Secondo lui, è pressoché inevitabile che i colossi finiranno per abbandonare del tutto la Russia. “Per gli azionisti sarebbe un cambiamento tutt’altro che sgradito”, aggiunge.

Foto | Unsplash
Thibault Penin

Finora l’azienda tech che si è spinta più lontano è stata Apple, che ha bloccato i pagamenti con Apple Pay e rimosso i media russi RT e Sputnik dall’app store. Dal canto suo, Netflix ha “messo in pausa” il suo servizio di streaming nel paese, mentre TikTok ha sospeso l’upload di video e livestream in Russia, a causa della nuova legge che punisce quelle che il governo classifica come “fake news”.

Alessandro Bolzani

Cresciuto a pane e libri, nutro da sempre una profonda passione per la scrittura e il mondo dei media. Dal 2018 sono redattore (o copywriter, come dicono quelli bravi) per alcuni grandi editori italiani occupandomi principalmente di salute e benessere, scienze e tecnologia. Nel 2019 ho debuttato come autore con il romanzo urban fantasy "I guardiani dei parchi", edito da Genesis Publishing.

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