Partiamo da sua maestà Peter Sagan. Che annataccia, per il formidabile asso slovacco. Lui, l’uomo delle tre maglie iridate in fila, delle classiche vinte a frotte, dell’estro nel “mangiarsi” i finali di corsa più vari, sembra tutto a un tratto diventato il più fesso del bigoncio. La sua squadra, la Bora (voto 9), al Giro come al Tour fa i bimbi con i baffi per apparecchiargli al meglio la tavola per l’abbuffata. A re Peter, però, manca proprio lo smalto, non solo la gamba, dei tempi migliori. L’arrivo di Matera ieri era di quelli che in illo tempore si sarebbe divorato in un sol boccone: rettilineo in falsopiano, pane croccante per i suoi denti. Invece, nulla: altra stecca, in questo 2020 per lui maledettissimo. Margine per sbloccarsi c’è, ma va detto: in queste condizioni, Sagan (voto 5, di più non può avere) diventa un corridore buono, quasi normale. E difficilmente uno che non è abituato alla normalità porta a casa la vittoria.
Chi invece vive un momento straordinario è Arnaud Demare (voto 10). L’elegante sprinter di Beauvais ieri non era in pole position come Sagan e Matthews. Invece ha rifilato una legnata secca a tutta la ciurma, con una volata perfetta e prepotente. Di forza, si è andato anche a vestire di ciclamino: con questa gamba, negli sprint di gruppo per gli altri non ce n’è. La classifica a punti, con questo pimpantezza, ha un favorito designato. Dicevamo di Matthews (voto 5): va bene che si arrivava a Matera, ma l’australiano nel finale è rimasto ancora una volta di sasso. La forma dei giorni migliori, ormai è palese, la vede col binocolo. Al pari di Elia Viviani e Fernando Gaviria (voto 4 a entrambi), ancora non pervenuti. Se non si ripiglia nessuno di questi, Demare può fare incetta di tappe in questo Giro d’Italia autunnale.
E veniamo a Vincenzo Nibali (voto 9). Non solo corre da padrone, ma ieri a un certo punto ha tentato addirittura il guizzo. Dopo il ritiro di Thomas, è come se si fosse d’un tratto ringalluzzito. Sabato scorso a Palermo dopo la cronometro pareva mogio, quasi rassegnato a giocarsi tutto al più un podio. Ora invece ringhia e manda avvertimenti a tutti gli altri pretendenti per la rosa finale (nessuno insormontabile, questo va detto).
Chiudiamo con Joao Almeida (voto 8). Il portoghese pare già un veterano con una decina di corse a tappe alle spalle. Per lui la situazione si era fatta pelosa, in un tratto in cui il gruppo sgassava a oltre 50 all’ora. Costretto a fermarsi per una foratura, non si è scomposto di un amen. Con calma placida, ha ovviato all’imprevisto e si è rifatto sotto. Chiaro, difficile possa lottare fino in fondo per vincere: a cronometro è forte, ma questo Giro presenta comunque tappe tremende sulle Alpi. Di sicuro però venderà cara la pelle. Oggi si arriva a Brindisi: sarà di nuovo sprintone.
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