La corsa a eliminazione è continuata anche ieri, sulle strade del Giro d’Italia. Se per contenuti tecnici la quattro giorni siciliana ha dato molto, in quanto a iella ha regalato moltissimo. Nella giornata ieri si è riusciti a far chiarezza su quanto accaduto il giorno prima a Enna. Delle immagini amatoriali, infatti, hanno svelato il mistero dello schianto (e che schianto) di Geraint Thomas. Il capitombolo del gallese è stato serio, tanto serio che gli è costato un’infrazione al bacino (chapeau per essere arrivato in cima all’Etna), e di conseguenza il fazzoletto bianco al resto del plotone.
Però ecco, ieri avevamo evocato la coppa Cobram, e non c’eravamo andati molto distanti. Come può una gragnola di borracce, in una corsa pro 2020, iniziare a rotolare sulla carreggiata come niente? Pare ci fosse un tratto diciamo così, “mosso” di strada. Ma ci si chiede: era così mosso da far schizzare via una decina di borracce? Com’è possibile? E perché si tengono quelle velocità nel tratto che deve condurre alla partenza? La “querelle” borracce è ancora tutta lì: Davide Cassani, Ct azzurro, ha detto che forse vanno rivisti i montanti dove vengono tenute. Sta di fatto che una roba così ha del surreale. Thomas, c’è da giurarci, sulla corsa rosa ci avrà messo una grande croce sopra: vagli a dare torto.
Dalla querelle borracce, ieri siamo passati all’affaire transenne. In un’altra scena più unica che rara, due corridori della Vini Zabù sono stati letteralmente scaraventati a terra da due transenne levatesi in volo. Roba da film d’azione americano: i corpi dei due, inermi sull’asfalto, hanno fatto più che brutto dalla tv. Si è trattato di Luca Wackermann, protagonista già nell’arrivo di Agrigento, e dell’olandese Etienne Van Impel (in bocca al lupo a entrambi). L’italiano ha avuto la peggio: trauma cranico commotivo, frattura ossa nasali, ferita lacerocontusa al sopracciglio sinistro più abrasioni e ammaccature varie. Anche qui: come si può assistere a una scena simile? Le transenne erano fissate oppure no? E se davvero la responsabilità è dell’elicottero delle riprese tv, com’è stato possibile farlo volare così basso e scatenare quell’iradiddio? Tutte crepe di un’organizzazione fin qui un po’ sgangherata: la Vini Zabù di Luca Scinto è formazione nostrana che non fa parte del circuito World Tour, ha nel Giro d’Italia l’evento clou dell’anno, e per una vicissitidduine del genere si trova col suo corridore più promettente out, e un altro che non si sa se ripartirà o meno. Mah.
Veniamo alla corsa: ieri fotofinish a tre tra Davide Ballerini (3°, bravissimo, voto 9), Peter Sagan (2°, partito un po’ prestino, voto 7), e Arnaud Demare (1°, colpo di reni super, voto 10). I suoi compagni della Groupama sono stati bravi a spingere nel momento della foratura di Gaviria (voto 5, ma sfortunato), a pochi km dall’arrivo, e a non permettere al colombiano di rientrare. Così il transalpino ha potuto giocare ad armi pari con Sagan. Malissimo Elia viviani (voto 4: quest’anno non c’è), la menzione del giorno di ieri va allo svizzero Simon Pellaud (voto 8), ultimo ad arrendersi del drappello in fuga. La Androni di Savio, anche quest’anno, è il pepe a grani della corsa.
Oggi arrivo a Camigliatello Silano in Calabria, col tosto valico di Montescuro nel finale: percorso perfetto per chi vuole accendere qualche miccetta. Magari chissà, un Fulgsang. O persino lo stesso Yates, qualora volesse recuperare qualcosina.
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