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Spunti Rosa: tappa narcotica Sveglia sullo Stelvio o mai più

Che barba. Che noia. Lo sfogo di Mario Vegni (voto 10) ieri sul palco Rai del “Processo alla Tappa” la dice lunga sullo spettacolo tutt’altro che elettrizzante offerto ieri dalla prima vera recita alpina. Il factotum del Giro ha tuonato, sull’assenza di ogni cosa che somigliasse soltanto lontanamente a un attacco da parte dei big. E ha ragione da vendere. Raramente si è visto un tappone alpino così narcotico e soporifero.

E pensare che i principali rivali di Almeida ieri sapevano già della rivoluzione di sabato. Ufficializzata proprio da Vegni poi nel pomeriggio. Niente sconfinamento in Francia, per quella che doveva essere la tappa regina del percorso originario. La stretta dei transalpini sul Covid, unita all’ondata di maltempo prevista per venerdì sulle Alpi Cozie, ci priverà del colle dell’Agnello e dell’Izoard. Il piano B prevede tripla scalata al Sestriere: il paragone rispetto all’altimetria della frazione originaria è inclemente, ma questo passa il convento. A maggior ragione, però, ieri un po’ più di baldanza dai primi della classe era lecito attendersela.

L’unico da salvare è stato l’australiano della Ntt Ben O’Connor (voto 250, come i km di fuga messi insieme in due giorni). Battuto e rammaricato martedì a San Daniele del Friuli, il 24enne ha colto il successo più blasonato della sua breve carriera al termine di una fuga segnata dai telefonati tentativi di evasione del belga De Gendt (voto 7 per la gamba, 5 per la tattica), dalla tenuta dell’austriaco Pernstainer (voto 9, ora ha la top ten a un tiro di schioppo), e dall’immarcescibile ciondolio del russo Zakarin (voto 8).

I big si nascondono ancora, in attesa che il Giro arrivi sullo Stelvio

Per il resto tedio e apatia da barbiturici. I big si sono marcati tra sguardi stanchi e nascondini, portando in carrozza all’erta finale la maglia rosa Almeida (voto 8: con avversari così rinunciatari, però, son buoni tutti). Oddio, erta: salitella. Era noto a tutti che fare la differenza nella pedalabile ascesa tra Pinzolo e Campiglio era complicatissimo. I compagni di squadra della maglia rosa, con Fausto Masnada in testa (voto 10), hanno avuto gioco facile a tenere abbottonata la corsa. Ci ha provato un attimo Hindley, ma su di lui a chiudere è arrivato… Kelderman, il suo capitano. Chi ha capito strategia della Sunweb (voto 4) di ieri è bravo: gli olandesi, avanti di questo passo, rischiano di fare la fine dell’asino di Buridano nello scegliere chi tra i due suoi big deve attaccare Almeida. Hindley ne ha di più, ma Kelderman ha soli 17 secondi dal portoghese. Se oggi non abbozzeranno un minimo di tattica nella tappa cruciale del Giro 2020, la Sunweb rischia di darsi la ramazza nelle parti basse.

Già, lo Stelvio: oggi sostanzialmente il Giro potrà dare verdetti inequivocabili. Se Almeida dovesse tenere la rosa anche stasera, a quel punto sarà difficilissimo che qualcuno possa soffiargli il Giro, considerando la crono di Milano che gli è favorevole. Anche Nibali (voto 6: è proprio senza squadra il siciliano) sopra i 2 mila metri può fare la voce grossa. La cima Coppi sarà l’ultimo trampolino per chi vuole ribaltare la faccenda: occhio alla discesa, forse decisiva più della salita, considerate anche le temperature attorno ai 6-7 gradi che aspettano i corridori. Se non riuscirà il passo più alto d’Italia a risvegliare questo Giro, allora sarà sonno fino a domenica.

Arrivo a Madonna di Campiglio anche in futuro? Forse sarebbe meglio evitare

Tornando a ieri, un consiglio non richiesto a Vegni e al suo staff. Madonna di Campiglio è una splendida località alpina, tempio mirabile dello sci. Come arrivo finale di un tappone del Giro, però, meglio accantonarla per il futuro. E non perché ci ricorda (oltretutto) l’inizio della fine della Pantani, ma soprattutto perché non ha una salita dura a distanza sufficiente per poter creare un finale decente. Quella di ieri era una tappa con 4 Gpm, i primi due pure seri, ma si è tramutata in una tappa di trasferimento.

Ha ragione Cribiori: il percorso di quest’anno del Giro in troppe tappe ha messo strappi e salite dove servivano a poco. E la corsa, come si vede, poi ne risente. Fermo restando che la fanno sempre i protagonisti, e quelli di quest’anno (con tutto il rispetto per il talentuoso Almeida) non sono proprio dei Riccardo cuori di leone (fatta eccezione per Vincenzo Nibali, che non deve dimostrare nulla naturalmente). Ora che il Giro ha salvato lo Stelvio nel tracciato, oggi sta allo Stelvio salvare lo spettacolo del Giro.

Valerio Mingarelli

Nato a Fabriano, ai piedi degli Appennini, nel 1980. Ho iniziato a “gattonare” nelle testate locali umbre e marchigiane grazie al basket e al calcio. Giornalista professionista dal 2008, da allora tra Milano e Roma ho sempre fatto il viandante dell’informazione girovagando per radio, TV, quotidiani, agenzie e uffici stampa. Con la penna o col microfono in mano, mi sono sempre divertito da matti. Oggi seguo perlopiù le vicende del Parlamento nostrano, ma lo sport rimane sempre una passionaccia elettrizzante.

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