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Gianni Clerici è morto | Addio alla voce italiana del tennis, che incantò gli Usa

La sua esperienza e la sua professionalità erano tali da averlo reso, per intere generazioni, il simbolo per antonomasia della sua professione in Italia. Per tutti era infatti lui il volto e la voce del tennis in televisione. Un volto che ha chiuso gli occhi, e una voce che si è spenta per sempre. A 91 anni d’età, infatti, è morto Gianni Clerici.

Una vita per il tennis: dal campo, alla penna, al microfono

Nato a Como il 24 luglio 1930, il popolarissimo giornalista e scrittore ha concluso la sua vita sulle rive dello stesso splendido lago, nell’incantevole Bellagio. Un luogo calmo, luminoso, discreto ed elegante. Tratti che hanno sempre contraddistinto Gianni Clerici, sin da quando del tennis divenne un protagonista in campo. Arrivando anche a partecipare a Wimbledon (1953) e Roland Garros (1954). Sono però i suoi racconti degli eroi della racchetta ad averlo reso l’icona che è diventato.

Gianni Clerici si affacciò al mondo del giornalismo nel 1951, collaborando con la ‘Gazzetta dello Sport’ prima ancora che la televisione diventasse il mezzo di diffusione di massa delle imprese degli atleti di tutto il mondo. Lavorò poi per ‘Il Mondo’, ‘Il Giorno’, ‘Repubblica’, ‘L’Espresso’. Proprio il passaggio in tv permise però a quel “comacino schietto, sottile e quasi gracile, critico tra i meglio preparati ed efficaci del mondo” (definizione di Gianni Brera) di tramutarsi in un’autentica celebrità. E non solamente in patria.

Gianni Clerici: per l’America era “lo stile italiano”

Autentico inventore di termini che ancora adesso utilizziamo (da “doppio errore” a “semiriga“, fino all’incredibile “erba battuta“), scomodò addirittura l’illustre ‘TIME Magazine‘. Il settimanale a stelle e strisce decise infatti nel 2002 di raccontarne le modalità linguistiche e lessicali nella telecronaca (ovviamente insieme all’inseparabile Rino Tommasi) in un articolo dal titolo “Tennis, Italian Style“. Non solo, perché Gianni Clerici fu anche il secondo italiano di ogni tempo a entrare nella International Tennis Hall of Fame, dopo un certo Nicola Pietrangeli.

I suoi svariati decenni di telecronaca si interruppero una volta per tutte nel 2020 (quando pure consegnò alle librerie la sua ultima opera letteraria). Quello fu l’anno in cui lo colpì un ictus, come proprio Pietrangeli raccontò al mondo. “Purtroppo il mio amico Gianni Clerici non può più intervenire. Da due mesi è sottoposto a ricovero e non è più nel suo piatto. Lui è un esempio per tutti, è la storia del tennis. E quando se ne andrà, sparirà un pezzo del tennis mondiale“, disse. Quel giorno alla fine è giunto. Ma ciò che lo Scriba ha regalato alla disciplina non se ne andrà mai più.

Marco Enzo Venturini

Giornalista pubblicista dal 2018, entrare nell'albo è stato contemporaneamente un traguardo e una nuova partenza di una rincorsa iniziata sei anni prima scrivendo per diverse realtà editoriali sul suolo nazionale. O forse già quando, a cinque anni, il mio gioco preferito era una vecchia macchina da scrivere di famiglia. Appassionato di politica, geografia, cinema e sport, oltre che della lingua italiana: mi piace provare a scrivere ciò che vorrei leggere.

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