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Agli Australian Open non si possono indossare magliette a favore di Peng Shuai

Agli Australian Open è tornata sotto i riflettori la questione Peng Shuai quando ad alcuni spettatori è stato impedito di indossare magliette con la scritta “Dov’è Peng Shuai”. La sicurezza ha anche confiscato uno striscione che riportava le stesse parole. Tennis Australian ha difeso la sua posizione che proibisce “abiti, striscioni o insegne commerciali o politiche”. Ma la mossa è stata etichettata come ipocrita e patetica da diverse stelle del tennis.

Tennis Australia ha difeso la sua posizione

Tra le prime a sollevare la questione è stata Martina Navratilova, tennista ceca vincitrice di 18 titoli del Grande Slam che ha condannato come “patetica” la decisione degli Australian Open di impedire ai fan di indossare le magliette “Dov’è Peng Shuai?”, accusando Tennis Australia di “capitolare” davanti alla Cina.

 

Tennis Australia ha ribadito la sua posizione, dichiarando che “la sicurezza è la nostra preoccupazione principale” di Peng e ha continuato a lavorare con la Women’s Tennis Association per “cercare più chiarezza” sul benessere della star cinese.

Proprio le parole “Dov’è Peng Shuai” sono diventate un hashtag di tendenza quando la tennista è scomparsa per diverse settimane dopo aver accusato un alto funzionario cinese di violenza sessuale. Dopo essere diventata un caso politico internazionale, Peng Shuai è ricomparsa in un video dove però non era chiaro se fosse libera o sotto coercizione.

Alla fine di dicembre, Peng ha ritrattato le sue accuse in un’intervista con il media di Singapore Lianhe Zaobao, una pubblicazione in lingua cinese sotto la Singapore Press Holdings Limited, controllata dallo stato.

Solidarietà del mondo del tennis a Peng Shuai

Navratilova ha detto che trovava difficile credere alle motivazioni sostenute da Tennis Australia, definendole “patetiche”. La tennista è poi apparsa su Tennis Channel insieme a Lindsay Davenport e ha parlato in modo più ampio sulla questione.

Lo sport è sempre stato in prima linea nelle questioni sociali, spingendole in avanti. Ma ora stiamo andando indietro e lo trovo davvero codardo“, ha detto. “Questa non è una dichiarazione politica, questa è una dichiarazione sui diritti umani“. 

Anche Davenport, l’ex numero 1 del mondo americano, ha descritto la situazione come “assolutamente straziante“. Numerosi giocatori agli Australian Open hanno parlato della loro preoccupazione per la sicurezza di Peng. Anche il tennista francese Nicolas Mahut è intervenuto sull’incidente, suggerendo che gli organizzatori si stavano piegando alle pressioni dei principali sponsor cinesi. “Che mancanza di coraggio! E se non avessi sponsor cinesi?” ha twittato Mahut.

 

La ricercatrice australiana del gruppo per i diritti internazionali Human Rights Watch, Sophie McNeill, ha esortato gli altri tennisti del torneo a portare l’attenzione su Peng Shuai.

 

Nel frattempo una raccolta fondi per stampare altre magliette “Dov’è Peng Shuai?” da distribuire gratuitamente durante la finale femminile ha raggiunto più di $ 12.000 in due giorni.

 

 

Giulia Martensini

Classe '89, sono laureata in Giornalismo e Cultura Editoriale e mi occupo da diversi anni di redazione di contenuti per l'online e articoli in ottica SEO. Nata a Brescia, ho vissuto a Parma e Milano con una parentesi di 10 mesi a Salamanca. Lettrice accanita ed ex attivista di Greenpeace Italia, scrivo soprattutto di attualità, sostenibilità e cultura.

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